Via libera al cosiddetto decreto sulla incandidabilità dei politici condannati o anche “liste pulite” da parte del consiglio dei ministri. Dopo una riunione durata circa cinque ore è stato approvato in via definitiva il decreto che impedirà a chiunque abbuia subito una condanna di qualunque tipo (superiore però ai due anni) a presentarsi in lista per le elezioni. Un decreto, come ha detto il consiglio dei ministri stesso, che vuole porre le condizioni per un sistema trasparente di rappresentanza. Lo scopo, viene detto ancora, è quello di restituire la fiducia ai cittadini nei confronti dei candidati e delle istituzioni. Le stesse condizioni vengono poi applicate a chi dovrebbe assumere cariche di governo, dal presidente del Consiglio ai ministri, ai sottosegretari ai commissari straordinari. In caso un politico risultasse condannato in via definitiva quando abbia già assunto l’incarico, esso si troverebbe ad affrontare la decadenza dell’incarico stesso. Ma vediamo quali condanne sono previste per non poter accedere alle liste elettorali sia nel Parlamento italiano che in quello europeo. Si tratta di condanne definitive a pene superiori ai due anni per “delitti, consumati o tentati, di maggiore allarme sociale”. Con quest’ultimo si definiscono casi di mafia, terrorismo, tratta di persone. Tutti coloro poi che hanno subito condanne definitive superiori ai due anni per delitti consumati o tentati contro la pubblica amministrazione e cioè corruzione, concussione e peculato. Nella lista anche chi ha subito condanne definitive superiori ai due anni per delitti non colposi per i quali è prevista pena di reclusione non inferiore al massimo di quattro anni. L’impossibilità a candidarsi avrà durata corrispondente al doppio della durata della pena accessoria di interdizione temporanea dai pubblici uffici. Tutto questo vale anche epr chi avesse icnarichi di governo: se il fatto è stato commesso con abuso dei poteri o in violazione dei doveri connessi al mandato, la durata dell’incandidabilità o del divieto di incarichi di governo è aumentata di un terzo.
Il decreto è stato discusso con polemiche varie per lungo tempo, fortemente voluto dal ministor Cancellieri. Alla fine è stato approvato e adesso dovrà essere visto dal parlamento. Sempre che l’attuale crisi in coros non degeneri con la fine del governo Monti.