Pier Luigi Bersani non avrà il gioco semplice nel trovare gli equilibri di partito e, soprattutto, qualche mugugno sulla formazione delle liste elettorali lo incontrerà per strada. Ma alla fine il segretario del Pd, incoronato leader dalle primarie del centrosinistra, la “quadra”, come si dice in gergo, dovrebbe trovarla con relativa fatica. E’ evidente che il primo fatto che Bersani dovrà affrontare sarà la forza conquistata sul campo dal suo antagonista nelle primarie, il sindaco di Firenze, il rottamatore Matteo Renzi. Renzi ha promesso fedeltà e collaborazione, ma non c’è dubbio che un riconoscimento lo vorrà proprio nelle liste elettorali, con quel 40 percento raccolto in queste settimane. E poi non recederà sullo scrollone che ha causato all’interno del vecchio apparato, mandando in “pensione” personaggi come Massimo D’Alema e Walter Veltroni. Infine c’è una linea politica tracciata da Renzi: il non accordo per un eventuale governo con l’Udc di Pier Ferdinando Casini, un fatto che può mettere in imbarazzo Bersani, che è già pressato dal patto d’alleanza con la sinistra di Nichi Vendola. In più, come non bastasse, ci sono i rapporti interni al Pd, tra vecchi e nuovi esponenti dei post-comunisti e quelli dei post-democristiani di sinistra, cioè degli esponenti di quella che si chiamava “Margherita”. Peppino Caldarola, grande giornalista, protagonista negli anni Novanta di una sinistra riformista, ex parlamentare del Pd, guarda con attenzione a quello che sta accadendo all’interno del Partito democratico.
Che ne pensa Caldarola, Bersani terrà conto della forza di Renzi e dei suoi “suggerimenti”?
Non può farne a meno. La forza di Renzi è consistente e quindi il segretario dovrà considerarla con attenzione, cercando poi di non scontentare troppo anche altri capi corrente. Si tratta di gestire una situazione che si è in parte chiarita nel corso stesso delle primarie. Quindi non dovrebbero esserci grandi contraccolpi.
Si può escludere quindi in un ripensamento o di un ripescaggio di personaggi storici come D’Alema e Veltroni.
Su questo credo che si possa escludere qualsiasi cambiamento dalle informazioni che ho io e dalle dichiarazioni che filtrano dal partito.
Ma ci sono altri personaggi che potrebbero suscitare discussioni nel momento della formazione delle liste elettorali. Faccio nomi a caso, si fa per dire: Rosi Bindi, Anna Finocchiaro, Franco Marini.
Per rispondere sui nomi che lei ha citato “a caso”, posso dire che uno di questi verrà forse sacrificato. Non ho certezze, ma penso a Franco Marini. Credo invece che, nel momento in cui si porrà il nome di Rosi Bindi in direzione del partito, si troverà un accordo per ricandidarla. E lo stesso avverrà per Anna Finocchiaro. Insomma, a mio parere, le due signore dovrebbero entrare ancora in Parlamento. Certamente però, un candidato che fa riferimento a Renzi avrà un ruolo decisivo, importante nel gruppo parlamentare. Questo potrebbe essere la base di un accordo ragionevole.
Ci sono poi i vecchi esponenti della “Margherita”.
Penso che sarà rafforzato il gruppo che fa riferimento a Enrico Letta, quello che ha accompagnato la linea e la partita di Bersani. Mentre sarà ridotto il gruppo che fa riferimento a Dario Franceschini, anche se quest’ultimo ha una grande capacità manovriera in questo genere di equilibri da formare.
Esiste un altro problema, inerente la linea politica e la formazione di un eventuale futuro governo. Il problema lo pone direttamente l’autorevole Financial Times: “Il primo compito da chiarire è se il suo governo seguirà il percorso tracciato da Monti”. Sinora “Bersani ha ringraziato Monti per il suo lavoro, ma è stato meno chiaro nell’appoggiare la sua agenda”.
Credo che Bersani continuerà a ringraziare Monti per il lavoro fatto, ma non potrà seguire ancora la sua agenda. In fondo questo è il motivo per cui è tramontata l’ipotesi di un “Monti bis”. E’ del resto evidente che ci sia un ripensamento generale della linea di austerità in varie parti d’Europa. E in quanto a equità, giustizia sociale, pressione fiscale, meccanismi per promuovere la crescita, sono necessari degli interventi. Bersani correggerà quello che è possibile correggere, tenendo presente i conti, cercando di tenerli in ordine.
Qui c’è un sentiero stretto nella politica delle alleanze. Non è chiaro che tipo di keynesismo abbia in mente Nichi Vendola ed è difficilmente percorribile la strada tracciata dai centristi di stretta fedeltà all’agenda Monti.
Qui c’è il nodo della questione di Bersani, la sua sfida in caso dovesse andare a Palazzo Chigi. Ha la necessità di realizzare un programma di stampo socialdemocratico e dovrà avere capacità di convinzione nei confronti dei possibili alleati di governo e di supporters in campo europeo contro la linea della pura austerità.
(Gianluigi Da Rold)