La capitolazione del governo dovrebbe essere imminente. Potremmo sostenerlo con certezza se gli eventi avessero assunto una piega razionale. Ma la decisione del Pdl di ieri è stata tutt’altro che razionale. La sottrazione dei voti alla strana maggioranza di governo, che ormai non può più dirsi tale, è priva di un reale obiettivo. Cade il governo. Si va a elezioni. E poi? Cosa ci guadagna il Pdl? In sostanza, tutto ancora può accadere. Di sicuro, c’è che Berlusconi torna in campo. Lo ha annunciato ufficialmente il segretario del Pdl, Angelino Alfano. Cancellate, quindi, le primarie. «Erano per la successione ma essendoci lui in campo non ha senso farle». Di sicuro, c’è anche il fatto che a perderci sarà la nostra già fin troppo frammenta economia. Ne abbiamo parlato con Oscar Giannino.



Come reagiranno i mercati finanziari al blitz del Pdl?

Fino a questo momento l’Italia, sul fronte dello spread, era stata ricollocata all’interno di un corridoio europeo. A fine luglio i differenziali di rendimento erano in aumento per le difficoltà dei Paesi “eurodeboli” e del persistere di un’assenza di risposta cooperativa da parte degli “euroforti”; poi, arrivò l’annuncio di Draghi: “faremo tutto il necessario”. I mercati si fidarono e, l’istituzione degli aiuti Omt confermò tale fiducia. Ebbene, in questo contesto, il nostro Paese rischia di intraprendere un percorso laterale rispetto al corridoio europeo condiviso. I mercati punirebbero un’Italia che si mettesse in condizioni di instabilità. Tanto più che siamo considerati un potenziale detonatore dell’Eurozona.



Cosa intende?

Non siamo come la Grecia. Rappresentiamo il 19% dell’area. Per questo motivo, il timore che tutti potrebbero rimetterci se noi siamo instabili è maggiore rispetto a quello relativo agli altri Paesi.

Ci potrebbero essere ripercussioni sulla nostra economia reale?

Nelle condizioni in cui ci troviamo, considerando i record raggiunti nella perdita del potere d’acquisto delle famiglie, nella chiusura delle imprese e nel tasso di disoccupazione, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un ulteriore aggravio del costo del capitale delle imprese, inevitabile conseguenza dell’aumento dello spread.



Quindi?

Da questo punto di vista, ho più volte sostenuto la necessità di accedere spontaneamente agli aiuti del Fondo salva-Stati prima delle elezioni: contribuirebbe a far ammettere anche alla Spagna che ne ha anch’essa bisogno (molto più di noi); metterebbe  alla prova la disponibilità tedesca aeuro-cooperare; abbasserebbe gli spread; e vincolerebbe l’Italia a un percorso di riforme.

 

Lei come si spiega la mossa del Pdl?

 

Da molto tempo non riesco a trovare nel comportamento di Berlusconi e del Pdl delle ragioni comprensibili. L’impressione è che da più di un anno abbiano rescisso ogni legame con i milioni di voti che avevano. Par di capire, in ogni caso, che si tratta degli scampoli finali del tentativo di raggiungere tre obiettivi: la conferma, da parte di Berlusconi, del fatto che comanda lui; la volontà di avvalersi dell’impopolarità delle tasse di Monti; la concentrazione del dibattito sullo scontro Berlusconi-Bersani.

 

E’ possibile che l’episodio rappresenti un messaggio minaccioso per far comprendere che, se il decreto sull’incandidabilità dei condannati emanato dal Cdm dovesse diventare legge, allora il Pdl staccherebbe realmente la spina al governo?

 

Il sospetto è più che legittimo.

 

Da qui alle elezioni c’è modo per risalire la china?

 

Che la ragionevolezza prevalga è sempre auspicabile. C’è da sperare soltanto che nel Pdl in tanti si assumano quelle responsabilità che, finora, non hanno voluto assumersi. Vedremo, al prossimo voto di fiducia, quanti, invece, penseranno solamente alla prossima sopravvivenza politica.

 

(Paolo Nessi)