Colpo di scena, crisi di governo aperta. E’ quanto successo ieri dopo il lungo faccia a faccia di circa due ore che il capo del governo ha avuto con il presidente della Repubblica. Una crisi che era nell’aria, dopo la presa di posizione del Pdl che si era rifiutato di votare il decreto sviluppo, ma che nessuno si aspettava scoppiasse così rapidamente. Lo stesso Monti fino a un giorno fa si diceva non preoccupato dell’atteggiamento del partito di Berlusconi, anche perché di fatto esso non aveva mai votato contro il governo ma si era astenuto dando in questo modo la possibilità che quanto veniva votato in Parlamento ottenesse comunque la fiducia. Un atteggiamento che comunque implicava la sfiducia complessiva al governo tanto che il Pd immediatamente aveva fatto rilevare come non esistesse più la maggioranza che aveva sempre sostenuto il governo tecnico. Quindi la giornata di venerdì passata dal capo dello Stato a incontrare i leader di maggioranza e le parole chiare di Alfano, poi ripetute in aula, secondo il quale il Pdl non sosteneva più il governo. Ieri sera quindi l’annuncio di Monti: do le dimissioni. Il quale tra una dichiarazione e l’altra ha spiegato i motivi del suo gesto. Sostanzialmente, Alfano con le sue parole ha dato “un giudizio di categorica sfiducia nei confronti del governo e della sua linea di azione”. Impossibile dunque trascinarsi in questo contesto per quanto manca al termine della legislatura, Monti non ci sta. Il quale ha mandato poi un forte ammonimento alle forze politiche, dicendo che sarebbe gravissimo non votare il decreto stabilità, cioè la finanziaria di fine anno, cosa che provocherebbe l’attuazione dell’esercizio provvisorio. Ciò, ha spiegato, renderebbe “ancora più gravi le conseguenze di una crisi di governo, anche a livello europeo”. Dunque necessario che le forze politiche siano “pronte a concorrere all’approvazione in tempi brevi delle leggi di stabilità e di bilancio”. Fatto questo, Mario Monti e il suo governo presenteranno le dimissioni al capo dello Stato. La decisione di dimettersi sarebbe arrivata a Cannes, dove si trovava sabato il capo del governo, dopo aver letto con attenzione quanto Alfano aveva detto in parlamento: parole definite sprezzanti, violente, profondamente ingiuste per il capo del governo. Monti sarebbe rimasto particolarmente male dei toni usati dal segretario Pdl, definito in precedenza sempre gentile e premuroso e non capisce perché il suo partito non abbia votato subito la sfiducia. Alla fine fa sapere: “Ho maturato la convinzione che non si potesse andare avanti così”. Dice che in tutti questi mesi di governo ha cercato di non cedere al suo carattere, di essere meno suscettibile: avrei preferito staccassero la spina subito con un voto di sfiducia invece che nel modo che hanno usato. Meglio farlo subito, ha detto, quando i mercati sono chiusi. Secondo indiscrezioni queste le parole dette a Napolitano: “Non ci sto a galleggiare, a questo punto sono io che decido quando chiudere l’esperienza di questo governo”. A Cannes, Monti invece si era espresso così: “Bisogna assolutamente evitare che l’Italia ricada nella situazione precedente quando, prima di questo governo, ha rischiato di essere il detonatore che poteva far saltare l’Eurozona”.
Aggiungendo: “Il fenomeno del populismo esiste in molti Paesi e anche in Italia: è un fenomeno molto diffuso con la tendenza a non vedere la complessità dei problemi o forse a vederla, ma a nasconderla ai cittadini elettori. Purtroppo questa scorciatoia verso la ricerca del consenso, anche attraverso la presentazioni di promesse illusorie, è un fenomeno che sta caratterizzando la vita politica”.