Se per Gianfranco Fini l’ex amico Silvio Berlusconi rimane un bersaglio da criticare, i suoi uomini di Futuro e libertà criticano lo stesso Fini. Il presidente della Camera infatti non ha perso occasione per deridere il Cavaliere ricordando che i dinosauri, come lo stesso Berlusconi si era definito, appartengono a un’altra era geologica e dunque dovrebbero essere estinti. Un suo fedelissimo però, intervistato da Il Fatto Quotidiano, Fabio Granata, sottolineava come la decisione di Fini di rimanere all’incarico istituzionale invece di seguire il suo stesso partito, avesse fatto pagare a Futuro e libertà un prezzo altissimo: “A un certo punto abbiamo perso Fini e non abbiamo più avuto un leader” ha detto.



Queste dichiarazioni offrono il campo a un approfondimento di cosa sia oggi la destra italiana, tra il progetto di Fini apparentemente naufragato e gli ex An che scalpitano all’idea del ritorno di Berlusconi. Ilsussidiario.net lo ha chiesto al giornalista del Tg2 Luciano Ghelfi: “Non è solo quella denunciata da Granata la ragione per cui il progetto Futuro e libertà è andato scomparendo dall’orizzonte politico. Giocano anche elementi come il non aver trovato uno spazio politico, né una saldatura con l’Udc, né una crescita autonoma”. Per quanto riguarda gli ex An, secondo Ghelfi, Berlusconi li considera il vecchio e dunque potrebbero non trovare spazio nel nuovo Pdl. 



Cosa ne pensa delle dichiarazioni di Granata che ha incolpato Fini di aver fatto pagare un prezzo altissimo a Futuro e libertà?

Qualcosa di vero c’è. Se Fini avesse voluto far crescere il progetto di partito che, ricordiamolo, era partito con il vento in poppa e con sondaggi molto interessanti, probabilmente avrebbe dovuto lasciare la presidenza della Camera. Se lo avesse fatto si sarebbe aperto tutto un altro scenario e lo stesso Fini avrebbe potuto giocare in campo aperto questa battaglia con maggiori possibilità di successo.

Invece?

Ha voluto essere fedele alla carica istituzionale tentando di essere super partes. Qualche volta gli è stato rinfacciato di non esserlo stato fino in fondo, fatto sta che il doppio ruolo sicuramente lo ha penalizzato. Ma non è forse solo questa la ragione del fallimento sostanziale del progetto Futuro e libertà.



Quale sarebbe invece?

E’ una ragione un po’ più profonda. Di fatto non sono riusciti a trovare uno spazio politico vero, né a saldarsi completamente con l’Udc, né a crescere in maniera autonoma.

Colpa di Futuro e libertà o colpa di un centro che in Italia sembra non decollare mai?

Diciamo che questo progetto di grande centro, quello a guida Casini, Fini e Montezemolo non si è mai saldato concretamente. Non si possono fare annunci e sperare che il consenso arrivi in automatico. Agli annunci devono seguire degli atti concreti. Non ha senso poi che in quell’area ci siano tre o quattro formazioni se contiamo che c’è anche l’Mpa. 

Cosa avrebbero dovuto fare secondo lei?

Sarebbe stato necessario creare un contenitore nuovo per mettere insieme le varie anime di questo centro. Invece ci sono stati circa due anni di tempo dalla rottura di Fini con Berlusconi a oggi e questo non è avvenuto. Di conseguenza questo progetto sta boccheggiando, non vede la luce e i sondaggi non sono favorevoli. Qualche gelosia di troppo ha frenato i suoi protagonisti o non ci hanno creduto fino in fondo.

Non hanno certo giovato posizioni come quelle di Montezemolo che non si è mai impegnato seriamente, non crede?

Certamente la sua indecisione ha pesato, ma lo stesso vale per Casini e Fini.

 

A questo punto quale crede sia il futuro di Fini, anche in vista di elezioni ormai prossime? Darà vita a una nuova destra?

 

La destra vera e propria è ben presidiata da Berlusconi che è tornato in campo prepotentemente. Ha con se il grosso degli elettori che erano con Fini fino a cinque, sei anni fa. Oggi gli spazi di Fini sono molto stretti. Difficile capire quale possa essere il suo ruolo futuro, anche perché non mi sembra possa rivendicare la leadership di questo schieramento centrista. Per cui lo vedo francamente con una grande difficoltà a trovare un ruolo e una collocazione futura.

 

E invece gli ex An che non sembrano fare i salti dalla gioia per il ritorno in campo del Cavaliere?

 

Per paradosso, tutto dipende dalla volubile posizione di Berlusconi. E’ sembrato fino a qualche giorno fa accarezzare l’idea dello spacchettamento del Pdl. In questo spacchettamento rinasceva in qualche modo An, magari andandosi a saldare con la destra di Storace. Idea che non piaceva per niente a quegli ex An a cui piace invece Berlusconi. Oggi pare, e mi tengo il beneficio del dubbio, che Berlusconi non voglia spacchettare ma rinnovare il partito mantenendolo. In questa situazione del vecchio gruppo dirigente di An sono destinati a rimanere in pochi.

 

Perché?

 

Intanto perché alcuni si sono esposi in dichiarazioni molto ostili a Berlusconi, pensiamo al sindaco di Roma Alemanno.  Poi perché comunque Berlusconi giudica il gruppo ex An il vecchio, quindi un freno al suo progetto. E’ possibile invece che riesca a ricostruire con qualcuno dei più giovani un rapporto.

 

Tra i giovani però la Meloni non sembra felice del ritorno di Berlusconi.

 

La Meloni è sembrata critica ma in teoria potrebbe rappresentare una sorta di continuità con il gruppo degli ex An. In caso contrario, se ad esempio Berlusconi dovesse prospettare ai colonnelli ex An che posti in lista non ce ne sono o ce ne saranno pochissimi, essi potrebbero pensare di uscire e a quel punto l’abbraccio con Storace per dar vita a una cosa di destra potrebbe essere una cosa fondata.