Dalla trattativa sulla legge elettorale al caso Lusi, dalle tensioni derivanti dalla riforma del lavoro alle prime embrionali ipotesi di nuove alleanze, nel Pd, come in tutti i partiti che stanno vivendo non senza qualche tormento la parentesi Monti, i nodi da sciogliere non mancano.
«Per quanto riguarda il tavolo sul sistema elettorale credo che questa volta il Partito Democratico faccia sul serio – spiega a IlSussidiario.net Peppino Caldarola –. O meglio, si augura che l’apertura di Silvio Berlusconi sia sincera. Se così sarà a mio avviso ci sono le premesse affinché la riforma possa andare in porto in tempi ragionevoli».
Le proposte del Pdl non hanno incontrato quindi solo il favore dell’area veltroniana, da sempre più vicina a un modello bipartitico?
Penso che per ora i democratici abbiano ben chiaro soprattutto cosa non vogliono. Una su tutte, il ritorno delle preferenze. Per riavvicinare elettori ed eletti potrebbero infatti bastare collegi più ridotti.
Il modello che l’area bersaniana sembra portare avanti è quello spagnolo, ma l’impressione è che ci siano ampi margini di trattativa.
Il fatto poi che il segretario abbia affidato il negoziato a una figura come Luciano Violante è un indizio di buona volontà. Per il centrodestra infatti è un interlocutore assolutamente serio e affidabile.
L’accordo sul sistema elettorale porta con sé delle conseguenze anche sul piano delle alleanze?
Non più di tanto. Non credo infatti che i partiti principali si accorderanno su uno sbarramento molto alto, com’è stato scritto sui giornali.
E, per il momento, Bersani non sembra voler fare accordi con chi ha in animo soltanto il logoramento del Pd. Le ultime mosse che si stanno verificando alla sua sinistra, infatti, possono creargli davvero seri problemi.
A cosa si riferisce?
Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, sta costruendo una sorta di “listone nazionale” con Luigi De Magistris e Nichi Vendola. Un raggruppamento in cui verrebbe formalmente coinvolto il Pd, ma che in realtà va configurandosi come Quarto Polo.
Un’operazione politica che Bersani non può che guardare con grande preoccupazione. Difficile prevedere infatti quali possano essere le conseguenze in termini elettorali e di unità interna per il Partito Democratico.
Da quando Monti è al governo nel partito continua infatti a maturare una certa polarizzazione: da un lato l’area montiana che fa capo a Veltroni e Letta, dall’altro i giovani bersaniani alla Fassina che lavorano affinché il Pd nel 2013 abbia un profilo socialdemocratico e combattono l’idea che l’esperienza dei tecnici vada riproposta ancora per una legislatura.
Tornando a questo nuovo soggetto, potrebbe configurarsi come un Polo giustizialista che potrebbe insidiare un partito che ultimamente ha sofferto sotto il piano delle indagini?
Effettivamente il caso Lusi rende ancora più difficile il rapporto con l’opinione pubblica. Penso però che questo nuovo soggetto, se nascerà davvero, non si caratterizzerà solo per il giustizialismo.
A sentire le parole dell’ex pm Colombo c’è una componente etico-politica composta da molti magistrati che ha intrapreso la strada della politica e che vuole superare antiche appartenenze e aggregare nuove forze.
Ad esempio, Futuro e Libertà?
È presto per dirlo, ma effettivamente il sindaco Emiliano ha fatto dei gesti clamorosi nei confronti degli ex An. È un’interessante contraddizione: nasce come critica da sinistra a Monti, ma potrebbe intercettare anche la destra finiana…
(Carlo Melato)