Se il governo intende approvare in tempi rapidi anche questo provvedimento – e l’urgenza è la caratteristica preminente, la ragione stessa dell’insediarsi di questo esecutivo – non potrà fare altro che porre la questione di fiducia. Che, in effetti, appare praticamente scontata. Sul decreto liberalizzazioni, infatti, sono stati presentati una marea di emendamenti: 1700. E’ evidente che, se l’Aula del Senato dovesse realmente esprimersi su ciascuna delle correzioni proposte al testo, prima di giungere alla sua definitiva approvazione si andrebbe alle Calende greche. L’eventualità, nonostante sia pratica necessaria, non entusiasma di certo le forze politiche. Non si tratta, infatti, di semplici emendamenti di bandiera, presentati al solo scopo di testimoniar le proprie posizioni sapendo benissimo che non sarebbero comunque prese in considerazioni, ma di ipotesi di correzioni effettive. Tutte i partiti, infatti, ne hanno presentati di svariati. Alfredo Mantovano, onorevole del Pdl, lamenta, ad esempio, che non c’è stato ancora una solo provvedimento sul quale il governo non ha ritenuto necessario porre la fiducia. Il presidente dei senatori dell’Udc, Gianpiero D’Alia, spiega che la fiducia sul provvedimento sarà votata anche se il decreto in sé è tutt’altro che soddisfacente per il suo partito. “Il testo non ci entusiasma – afferma – perché si poteva fare meglio e di più, soprattutto sul fronte dei taxi, delle professioni e dei servizi al cittadino in materia di farmaci”.
A tal proposito, il testo al quale la commissione Industria ieri ha dato l’ok, ha visto una serie di marce indietro determinate dai vari gruppi di pressione che non avrebbero accettato di vedere liberalizzare i propri settori di riferimento. E’ saltata, ad esempio, la norma che avrebbe previsto la possibilità di costituire una società senza che fosse necessaria la presenza di un notaio; viene modificata anche la misura che avrebbe consentito di aprire liberamente una farmacia orni 3mila abitanti. Il quorum, infatti, rispetto al testo cui aveva dato l’ok il Consiglio dei ministri passa 3.300. Si stima che sarà possibile aprire tra le 4.800 e le 5 mila nuove farmacie. Sui taxi, inoltre, si è giocata una della partite più difficili. Viene istituita fin da subito, e non tra sei mesi, la nuova Autorità indipendente dei trasporti; le sue competenze rispetto ai taxi, tuttavia, sono state notevolmente ridimensionate rispetto alle previsioni iniziali.
L’ultima parola sul numero di licenze e sulle tariffe, infatti, spetterà ai sindaci. Laddove i primi cittadini non dovessero seguire le indicazioni dell’autorità, ad essa non resterebbe che la possibilità di fare ricorso al Tar. .