Berlusconi che va a pranzo da Napolitano, si dice pronto a sostenere la fase due del governo, mantiene un basso profilo, fa i complimenti a Monti e ne riceve altrettanti: è diventato grande, si direbbe, non racconta neanche più barzellette sconce. Che stia, in realtà, semplicemente affilando le lame per sferrare a tradimento l’attacco mortale all’esecutivo? «In questo momento, sta mantenendo il piede in due staffe; è al governo, e lotta con l’opposizione», afferma raggiunto da ilSussidiario.net Fabrizio D’Esposito, firma politica de Il Fatto Quotidiano. Eppure, il Cavaliere va dicendo in continuazione che sarebbe irresponsabile far cadere il governo Monti. «Ma tale posizione – replica D’Esposito –, nel suo partito, è minoritaria. Molti, nel Pdl, sono convinti che si debba andare a elezioni anticipate e concludere questa esperienza. Il riflesso di un tale mal di pancia si è visto ieri nel voto alla Camera sulla responsabilità civile dei magistrati, un provvedimento passato grazie ai voti di metà del Pdl, nonostante l’ordine di scuderia di votare no».
Secondo D’Esposito, quindi, nel Pdl c’è voglia di tornare alla politica, e del ritorno ad essa di Berlusconi. Resta da capire se, per Berlusconi, significherà candidarsi nuovamente a premier. «Questo è più difficile. Potrebbe tuttavia mettersi a guidare una formazione di “pretoriani”, i falchi del Pdl (alcuni dicono che sia già pronto il nuovo partito) e presentarsi come capolista in tutte le circoscrizioni. Del resto, nel Pdl, rimane l’unico ad avere effettivamente i voti. Alfano, dal canto suo, come segretario è estremamente debole, come candidato premier, secondo la maggior parte del suo partito, poco credibile».
C’è un’altra questione che capovolgerebbe ogni scenario. «Stiamo ragionando da mesi su due candidati alternativi per il centrosinistra e per il centrodestra. Ovvero, Mario Monti e Corrado Passera. Il primo viene salutato da taluni come il nuovo Prodi. Il secondo, ritenuto inizialmente il più probabile papa nero della sinistra, si è rivelato molto vicino alle ragioni dell’ex premier». Berlusconi potrebbe trovarsi a dover condurre una battaglia simmetrica a quella di Bersani. «Ovvero – continua D’Esposito – quella di mantenere in vita un sistema politico vecchia maniera, in cui si presentano di fronte agli elettori un candidato di destra e uno di sinistra».
In ogni caso, qualunque ipotesi dovrà confrontarsi con quanto, al momento, impegna maggiormente l’ex premier: «oggi, prevalentemente, è preoccupato dai suoi guai giudiziari – in particolare il processo Mills – e dalla sentenza sul lodo Mondadori. I cosiddetti falchi sostengono che non sia dalla loro parte perché ha avuto rassicurazioni dal governo sul fatto che certi provvedimenti – vedi il Beauty contest – non saranno varati».