«Questo confronto sulla legge elettorale è fondamentale perché da questo dipenderà la scelta di sistema, quindi se resteremo ancora al bipolare oppure se passeremo alla cosiddetta forma “ibrida” tra modello spagnolo e tedesco, in cui è possibile fare una grande coalizione permanente. Veniamo da 15 anni di bipolarismo cosiddetto “muscolare”, che non ha mai portato niente di concreto, quindi il rischio di vedere un governissimo certamente esiste, anche se personalmente preferirei due coalizioni più chiare, una di centrodestra e una di centrosinistra, che competono». Fabrizio D’Esposito, firma politica de Il Fatto Quotidiano, in questa intervista per IlSussidiario.net fa il punto della situazione riguardo il tavolo Pd-Pdl sulla legge elettorale, le intenzioni di Berlusconi, il suo rapporto con la Lega e gli scenari futuri del dopo Monti.  



Quali sono secondo lei i reali intenti di Berlusconi?

Berlusconi è al momento ancora la figura principale del Pdl mentre quella di Alfano, al di là delle interviste, sembra piuttosto evanescente. E’ come se Berlusconi avesse in qualche modo puntato tutto su ogni tavolo della discussione, e per ora è possibile individuare tre diverse posizioni del Pdl: il desiderio di un Porcellum corretto e rivisto, ma ancora non si sa come, un accordo esclusivo con il Pd per tagliare fuori tutti gli altri, compreso Casini, e infine c’è il terzo Berlusconi, quello del governissimo, che cerca un accordo più largo e che magari vuole anche tornare allo schema proporzionale, che farebbe comodo a tutti.



C’è la possibilità che Berlusconi guardi anche al Quirinale?

Dopo Monti avremo certamente un paesaggio politico completamente diverso, ma prevedere che da qui a un anno ci sia una volontà di Berlusconi di andare al Quirinale è un’ipotesi piuttosto azzardata. Sono però convinto che la favoletta di un Berlusconi “padre nobile” che si mette da parte non se la beve nessuno: lui non vuole lasciare il campo da perdente, quindi posso anche immaginare che, in un nuovo clima di “inciucione” generale e riabilitatosi anche dal punto di vista dei guai giudiziari, Berlusconi possa di nuovo ambire alla più alta carica dello Stato.



E Bersani?

Il problema di Bersani è che si ritrova con un partito spaccato, quindi da un lato è costretto a mettersi d’accordo col Pdl per mantenere il bipolarismo, mentre dall’altro ha l’incubo di trovare al posto suo un altro candidato premier in caso di governissimo, oppure in caso di nuove alleanze.

Non c’è anche il rischio che Berlusconi faccia un nuovo “colpaccio” come con D’Alema nel 1997?

Certo, e i bersaniani non parlano di inciucio ma solo di accordo per una legge elettorale, però è vero che l’immagine vista ieri di queste due delegazioni che si siedono allo stesso tavolo e che poi fanno un comunicato congiunto è segno di un nuovo clima.

Invece la Lega come rientra nei progetti di Berlusconi?

Prima di capirlo bisogna sciogliere il mistero di Berlusconi “uno e trino”, perché in questo momento incarna tutte e tre le anime del Pdl: bipolare, proporzionalista e per il mantenimento dell’alleanza con la Lega, anche se sono profondamente convinto che la maggiore preoccupazione di Berlusconi sia mantenere proprio quest’ultima. Certamente al centro di questo “tavolone” ci sarà il risultato delle amministrative in programma a maggio, che potrebbe condizionare tutti gli accordi e far capire al Pdl come ragionare.

Cosa può dirci invece del rapporto Bersani-Di Pietro?

Credo che Bersani voglia mantenere un partito di sinistra, quindi per lui Vendola continua ad essere un buon alleato. Di Pietro è invece un’incognita, perché in questo momento sta facendo un gioco da battitore libero e solitario che rifiuta ogni tipo di accordo con questo centrodestra. Ho comunque la sensazione che alla fine Bersani sarà costretto a rompere con Di Pietro, anche se la partita è ancora tutta da giocare.

 

(Claudio Perlini)