Il presidente del Consiglio Mario Monti tende la mano ai magistrati e fa sapere loro che l’esecutivo da lui guidato si darà da fare affinché, interloquendo con le forze parlamentari, si possa raggiungere un accordo al rialzo su una modifica della norma relativa alla responsabilità civile per giudici e pm. E’ quanto si apprende da una nota successiva ad un incontro tra il premier, il ministro della Giustizia Paola Severino e l’Associazione nazionale dei magistrati. A chiedere un incontro erano state le toghe, dopo che il governo era stato battuto sull’emendamento presentato dal leghista Gianluca Pini con 261 voti a favore e 211 contrari. La norma, contro la quale l’esecutivo si era opposto, prevede che «chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento» di un magistrato «in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni o per diniego di giustizia» si possa rivalere facendo causa per ottenere un risarcimento dei danni contro il magistrato o lo Stato. La questione, già ai tempi, era diventato un caso politico. Il Pdl, infatti, nonostante ufficialmente si fosse impegnato a non votare l’emendamento ne aveva reso possibile l’approvazione grazie all’appoggio di una 40ina di deputati che avevano votato contro l’ordine di scuderia. In ogni caso, il premier Monti ha confermato che il governo «studierà soluzioni che permettano di adeguare le norme italiane ai principi europei, anche attraverso un esame comparativo delle legislazioni nei vari paesi dell’Unione».
In particolare, Monti fa sapere che oltre a cercare di trovare un’intesa che consenta un’interpretazione corretta della disciplina europea, al contempo cercherà di garantire ai magistrati la dovuta serenità che si confà al ruolo che svolgono. Il presidente dell’Anm Luca Palamara, dal canto suo, ha espresso soddisfazione per l’incontro. In particolare, per la disponibilità del governo nell’impegnarsi a trovare soluzioni per modificare la norma. Il provvedimento, in ogni caso, dopo esser stato approvato dalla Camera deve passare ancora al vaglio del Senato.
Laddove non si dovesse giungere ad una soluzione che soddisfi le toghe, l’Anm ha fatto sapere che intende avvalersi di tutti gli strumenti di cui dispone per far sentire la propria voce a Palazzo Chigi, compreso lo sciopero.
(Paolo Nessi)