Fino a pochi mesi fa sarebbe stato impensabile, ma con l’avvento di Mario Monti molte cose sono cambiate. Ieri Silvio Berlusconi, rispondendo alle domande dei giornalisti a margine del vertice del Ppe, ha avallato l’ipotesi di una Grande Coalizione per il 2013. Un governo composto quindi da Pd, Pdl e Terzo Polo e guidato dall’attuale premier. Secondo alcuni commentatori, il Cavaliere ha lanciato così la sua candidatura al Quirinale, altri invece pensano che stia dando avvio alle procedure di scioglimento del Pdl, se non che si tratti dell’ennesimo diversivo. «Dubito che Berlusconi sogni realmente di diventare Presidente della Repubblica e ad ogni modo queste ipotetiche speranze rimarrebbero deluse – dice a IlSussidiario.net il vicedirettore di Libero, Franco Bechis -. A mio avviso, queste dichiarazioni partono da un altro dato politico: il marchio Pdl non ha più nessun tipo di appeal sul mercato elettorale. Alla luce di questo fatto, l’idea di lanciare un’Opa su tutti i moderati del Pd e del Terzo Polo può essere intrigante, anche se a mio avviso non può funzionare».



Per quale ragione?

Innanzitutto perché il problema non è soltanto quello di essere o non essere moderati. Bisogna anche confrontare le idee economiche e di organizzazione della società che si hanno. E, al di là dell’emergenza, sarebbero sicuramente diverse. In secondo luogo, il Pdl potrebbe anche avere una convenienza ad abbracciare un’ipotesi di questo tipo, mentre è più difficile capire cosa dovrebbe guadagnarci il Pd. Sta di fatto che i due partiti maggiori sono davanti a un bivio: sostenere Monti fino in fondo per poi doversi inventare una campagna elettorale senza alcun tipo di credibilità o proseguire con questo tipo di alleanza, tanto innaturale quanto logorante.



Paradossalmente l’accordo potrebbe nascere da due debolezze.

Non c’è dubbio che a fine corsa Pd e Pdl saranno a pezzi, ma questo non significa che sia possibile ipotizzare il partitone “Tutti uniti per l’Italia”. D’altra parte non credo neppure che ci sia ancora la possibilità di far cadere il governo. Pensiamo al Pdl: tutto ciò che avrebbe dovuto spingere verso una decisione di questo tipo è già accaduto, mentre tutto ciò che potrebbe avvenire adesso dovrebbero essere in continuità con il governo precedente. Togliamoci poi gli ultimi dubbi sul Quirinale: a mio avviso esiste già uno scenario naturale.



Quale?

Se l’80% delle forze presenti in Parlamento sostiene per un anno e mezzo una figura come quella di Mario Monti e la prima decisione che dovrà prendere il prossimo governo sarà proprio la scelta del futuro Capo dello Stato chi verrà indicato con ogni probabilità? Monti stesso, è lui il candidato naturale.

Ipotizzare una conferma di Napolitano?

Credo che sia difficile per motivi anagrafici. Non solo, su di lui non c’è la stessa unità che c’è invece sull’attuale Presidente del Consiglio.

 

Tornando ai partiti, se il bivio è quello che lei descriveva prima, rischiano di rimanere in una posizione di stallo?

 

Di certo non è facile prendere una decisione. Bisognerebbe reinventarsi, anche se è più comodo cercare di guadagnare tempo. Il Pdl prosegue con i suoi riti e i suoi congressi, ma è evidente che la macchina è a terra. Questo partito non è fatto per volare attorno al 20%. In più non si può più contare sul travaso della Lega. Ai tempi dell’“asse del Nord” ci si sosteneva a vicenda: quando scendeva uno, l’altro faceva il pieno.

 

Torniamo quindi all’ipotesi del diversivo: parlare di Grande Coalizione oggi per lo meno dà l’idea di una ripresa di iniziativa politica?

 

Direi di sì. Si apre un cantiere dall’incerto futuro in un momento in cui si sa che molto probabilmente le elezioni amministrative andranno male. Non sarà una tornata decisiva, ma è difficile pensare di recuperare. L’alleanza con la Lega, a meno di qualche miracoloso passo indietro, la darei poi per conclusa.

 

E se a sbloccare la situazione ci pensasse la discesa in campo di un ministro tecnico? Di Passera ormai parlano tutti.

 

Di Monti abbiamo detto. Riguardo a Passera, tutto può essere. Se però vuole costruirsi un percorso deve iniziare a darsi da fare. Un anno non è poi un tempo così lungo e finora è stato piuttosto ordinario e grigio. Se continua così, potrebbe superarlo anche la Fornero…

(Carlo Melato)