L’accordo unitario non c’è stato, ma la riforma del mercato del lavoro è stata comunque annunciata ieri sera dal premier Mario Monti e dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero. «C’è rispetto per le parti sociali, ma a nessuno è concesso il potere di veto», ha ribadito il presidente del Consiglio, riferendosi alla Cgil che sull’articolo 18 ha deciso di non accettare compromessi.
«Il governo ha scelto di andare avanti verso l’obiettivo che si era prefissato, ma non parlerei di “rottura” con il mondo sindacale – spiega a IlSussidiario.net Stefano Folli –. Quello di ieri, per intenderci, non assomiglia nemmeno lontanamente ad alcuni strappi del passato. C’è un dissenso che è stato messo a verbale e che verrà portato in Parlamento, ma il margine per un’ulteriore mediazione esiste ancora».



D’altra parte, aprendo i lavori nella Sala Verdi di Palazzo Chigi, il premier aveva annunciato la verbalizzazione delle posizioni da presentare poi al Parlamento, “l’interlocutore principale del Governo”.

Mi è sembrato un atto di serietà e il modo migliore per sottrarsi alle sabbie mobili di un negoziato che rischiava di incartarsi.
A questo punto è giusto riportare il negoziato nella sua sede naturale. La partita non è chiusa: c’è un dissenso, ma non una frattura. Ed è stato chiarito che la concertazione non può essere paralizzante.



A questo punto sarà il Partito Democratico a trovarsi nella posizione più scomoda?

Questo è inevitabile, ma credo che anche tra i democratici ci sarà attenzione a tenere aperto il dialogo. D’altra parte le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica in questi giorni sono state molto forti e sarebbe davvero strano se non si tenesse conto di un appello rivolto da un uomo come Napolitano, che ha un ruolo importante nella storia della sinistra italiana.
Certo, è una sorta di domino molto delicato in cui ogni soggetto influenza chi ha a fianco, ma bisogna avere la consapevolezza che in questa fase i sacrifici sono richiesti a tutti e verranno ripagati con la possibilità di rimettere in sesto il nostro sistema industriale.

Mario Monti si avvia quindi a raccogliere un nuovo successo?



Per ora ha dimostrato la volontà di ottenere una riforma significativa senza rinunciare a un’estrema prudenza. Direi che è la strada giusta per dare forza al governo e un messaggio chiaro all’estero.
Da un punto di vista simbolico, la trattativa si è poi svolta nei giorni in cui si ricordava la figura di Marco Biagi. E direi che il fatto che oggi venga ricordato da tutti con questi accenti, anche se in passato venne attaccato in modo profondamente ingiusto dalla stessa Cgil, è un segnale che fa ben sperare.

Una volta chiusa questa difficile partita quali saranno i prossimi obiettivi?

Senza dubbio un nuovo slancio alla produttività e alla crescita economica. Se passa questa riforma del mercato del lavoro occorrerà dedicarsi infatti a favorire in tutti i modi la ripresa dell’economia. Fra qualche mese infatti il Paese soffrirà terribilmente da un lato una tassazione arrivata ai suoi massimi livelli e dall’altro una recessione autentica. 

Nel frattempo secondo lei il sistema politico ha avviato un processo di rinnovamento?

Purtroppo da questo punto di vista siamo in alto mare, anche se sarebbe fondamentale per presentarsi nel 2013 con un minimo di credibilità. Ci sono degli episodi che lasciano intuire un movimento in corso, ma se guardiamo a che punto sono le riforme istituzionali capiamo che è troppo poco. Tutto procede con un’enorme lentezza, la legge elettorale è un vero rebus e penso che sarebbe disdicevole presentarsi alle nuove elezioni senza aver ridotto il numero dei parlamentari dopo averlo promesso così tante volte. Fra poco si entrerà in campagna elettorale e poi verrà l’estate. I partiti quando hanno intenzione di iniziare? 

(Carlo Melato)