E tre. O quasi. Dopo Forza Lecco e Forza Verona, il partito di Berlusconi sta per subire a livello locale l’ennesima frantumazione. E’ in procinto di nascere, anche questa volta per beghe di quartiere, malumori, strategie territoriali e alleanze mai digerite, Forza Monza. Difficile liquidare le tre scissioni come tre distinti episodi occasionali. IlSussidiario.net ha chiesto a Fabrizio D’Esposito, firma politica de Il Fatto quotidiano, se non si possano ravvisare implicazioni a livello nazionale. «Quanto avviene – afferma – è indice del clima di sbandamento e di crescente anarchia che sta emergendo nel Pdl; e del fatto che Berlusconi, sempre più silente, queste operazioni, magari, le avvalla pure». In effetti, da tempo l’ex premier non fa granché per nascondere il suo ormai manifesto disinteresse nei confronti del suo partito. «E’ insofferente per la trasformazione, grazie ai congressi, in un partito pesante. Dove, a dominare, sono gli ex An. Il disamore di Berlusconi verso la sua creatura è ormai completo». Le liste civiche “Forza qualcosa” sono l’epifenomeno parallelo e connaturato a tale disaffezione: «rappresentano, analogamente, la reazione degli ex Forza Italia alla vittoria sul territorio degli Ex An, ben più organizzati di loro».



Qualcosa di simile fu messo in piedi alla vigilia delle politiche del 2006. Quando una semi-sconosciuta Michela Vittoria Brambilla mise a punto i Circoli della Libertà. Si trattò, come è ormai noto, di una manovra di Berlusconi per intercettare i voti dei moderati scontenti di Forza Italia.  «Con la Brambilla, tuttavia – aggiunge D’Esposito – si cercò di mettere in campo il movimentismo del partito. Qui, invece, sono gli stessi maggiorenti, ormai sconfitti, che tentano di riciclarsi». Per dirla tutta: «si tratta di semplici faide di potere dove ciascuno cerca di tornare in auge sfruttando gli strumenti a disposizione». Non solo: «le liste sono, in sostanza, un fenomeno di autodifesa, segno di un partito sempre più debole capeggiato da un oligarchia ai vertici della quale, non a caso, oltre ad Alfano ci sono i duumviri ex An». L’assoluto disgregarsi sembra questione di tempo. «Basti pensare che Berlusconi, alla scuola di formazione di Orvieto, non ha nemmeno mandato un saluto; insomma, sta alla finestra e guarda. E attende le amministrative. La prova del nove. Allora, infatti, potrà sempre sostenere che i voti di queste liste civiche sono voti suoi. Alfano non potrà fare di certo lo stesso con il Pdl». 



Tutto deriva, in fondo, da una colpa originale: «Il partito, orfano ormai della sua guida, si ritrova preda delle dinamiche tradizionali delle altre formazioni politiche. Che, se negli altri partiti vengono regolamentate e ricondotte a normalità, nel Pdl ne determinano l’implosione. E’ l’ulteriore conferma del fatto che la fusione a freddo tra ex An e Forza Italia è fallita». C’è da chiedersi se si arriverà mai ad una scissione vera e propria. «Attualmente, è difficile dirlo. Avremo un quadro più chiaro quando sapremo se e quando si farà la legge elettorale. Sussiste ancora un fronte intenzionato a mantenere il Porcellum. In questo caso, Pd e Pdl potrebbero “salvarsi”. In caso contrario,  laddove si varasse un sistema elettorale diverso, tutto potrebbe accadere».



 

(Paolo Nessi)