Un ultimatum a migliaia di chilometri dall’Italia. Mario Monti ha scelto la platea di Seoul, dove era ospite per il vertice sulla sicurezza nucleare, per inviare un segnale forte e chiaro a chi pensa che l’esecutivo sia entrato in crisi per gli strappi sull’articolo 18. Ribadisce, dunque che Il suo obiettivo “è molto più ambizioso della durata: è cercare di fare un buon lavoro” e che non tira a campare ma preferisce mollare, citando un Andreotti d’annata. La reazione istituzionale è stata la convocazione di un vertice fra Alfano, Casini e Bersani.
Abbiamo chiesto per Il Sussidiario.net all’inviato del Tg2 in Corea del Sud, Luciano Ghelfi, un commento sulle parole del Professore.
Qual è il messaggio che ha inteso lanciare Monti?
Io mi sono fatto l’idea che non sia un caso. Anzi è fortemente voluto e cercato. Monti sta tentando di lanciare un messaggi internazionale di un Paese che ha trovato una strada e una credibilità e anche mostrare che lui è disposto a perdere tempo sulle riforme appartiene a questo tipo di approccio. Oggi, qui da Seoul, è arrivata la notizia estremamente interessante che il Presidente cinese Hu Jintao ha dato piena disponibilità ad investire in Italia. Ritengo che il Premier stia compiendo il giro dell’Asia proprio per attrarre capitali asiatici nel nostro Paese e chiaramente non può permettersi le fibrillazioni sul mercato del lavoro. Sta cercando di confermare ai suoi interlocutori che la riforma del lavoro si farà e si compirà, sostanzialmente, nella direzione che vuole il Governo.
Come sono state accolte, a Seoul dai partner del Vertice, le dichiarazioni di Monti?
Da quello che ci è stato riferito, in tutti gli incontri bilaterali si sono complimentati per i progressi fatti dall’Italia. Ci sono stati incontri a due soprattutto con i paesi lontani come la Corea e la stessa Cina, la Thailandia e un paese che non è da sottovalutare come Singapore, una nazione capace di muovere grandi capitali. Monti gode di una grandissima credibilità internazionale e anche nel prosieguo del viaggio giocherà questa carta vincente.
Anche il “Wall Street Journal” ha lodato l’operato del Professore.
Andiamo esattamente in questa direzione. In questo momento, di enormi grattacapi interni Monti cerca lodi internazionali. Ma questa è la personalissima strategia per giocare la partita.
Una partita in cui sta usando un linguaggio puramente politico che, solitamente, poco gli appartiene.
Paradossalmente, Monti è entrato nella parte del politico. Fa mostra di battere i pugni sul tavolo perché è consapevole che si tratta di una trattativa non di una discussione accademica. E’ un dare e avere con le parti sociali e, dall’altra parte con i partiti, per cui sta adeguando il linguaggio per cercare di resistere il più possibile alle pressioni che lo circondano.
Personalmente, come pensa abbia reagito, oggi Monti, alla lettura dei giornali italiani?
Se li aspettava. Anzi, li voleva. Il messaggio che è stato veicolato qui, a Seoul, era chiarissimo ed inequivocabile e credo sia stato trasmesso in maniera del tutto fedele, senza esagerazioni. Secondo me, sta forzando la mano: vuole portare a casa questo risultato e, può essere disposto ad aspettare un mese e lasciar passare le elezioni Amministrative se ritiene che siano distraesti, ma al massimo a giugno questo tutto questo va chiuso. Ci può essere qualche rallentamento fisiologico, ma è impensabile trascinare a giugno la discussone.