Va dato atto al governo Monti, per lo meno, di aver svelenito il clima. Nessuno, fino a pochi mesi fa, avrebbe collocato un accordo come quello di ieri sera nel novero delle cose possibili. Né la concordia con la quale, al di là della litigiosità d’ordinanza, lavorano i partiti che sostengono il governo. E così Alfano, Bersani e Casini, al termine del vertice hanno prodotto un’intesa: contestualmente, vareranno la riforma della legge elettorale e modificheranno la Costituzione, negli aspetti funzionali al primo provvedimento. Resta da capire se fanno sul serio. E se, nel merito, la consonanza d’intenti sortirà effetti positivi. Almeno in termini di governabilità. Lo abbiamo chiesto al senatore Stefano Ceccanti.



Come valuta l’accordo raggiunto ieri sera?

In maniera estremamente positiva. Finalmente si procede. D’altronde, si tratta di conseguenze tecniche della scelta del governo Monti. Se, infatti, il bipolarismo precedente avesse funzionato, non si sarebbe reso necessario l’insediamento dell’esecutivo tecnico.

In cosa, in particolare, non ha funzionato?



Il bipolarismo precedente dava all’elettore l’impressione della scelta della maggioranza del governo. Ma i governi non duravano e non erano in grado di governare. A questo punto si è reso necessario cambiare schema.

Come?

Non è necessario abdicare all’idea del bipolarismo, né al fatto che i partiti maggiori siano tra di loro, in condizioni normali, alternativi; occorre, invece, reimpostarlo come competizione tra partiti anziché competizione tra coalizioni. Grazie a un sistema proporzionale con correzioni di tipo maggioritario, attraverso un premio di maggioranza che sovrastimi il primo partito; in modo che, attorno ad esso, si costruisca l’alleanza di governo e per far sì che si individui con chiarezza chi ha vinto le elezioni.



In tal senso, qual è lo scopo della rimozione del vincolo di coalizione?

Le coalizioni preelettorali sono una gabbia che non consente di governare. Gli alleati minori, dislocati generalmente sulle ali estreme, impediscono la funzionalità delle coalizioni e di avere un bipolarismo convergente verso il centro, costringendolo ad essere divergente verso gli estremi.

Perché, invece, indicare il candidato premier?

In un sistema basato sui partiti, l’indicazione del candidato premier è implicita nel sistema stesso; ovvero, il presidente del Consiglio sarà il segretario del partito vincente.

Come giudica, invece, la riduzione del numero di Parlamentari?

Il numero attuale è un lascito di quando ancora non c’era l’Unione europea e le Regioni avevano un ruolo minore. E’, quindi, sproporzionato. Trovo giusta la sforbiciata. 

Ci sono degli elementi di cui, secondo lei, si poteva fare a meno?

Il diritto di tribuna. E’ un premio di consolazione che nei sistemi proporzionali, semplicemente, non c’è. Chi supera la soglia di sbarramento è dentro, chi non la supera fuori.  

Crede che la legge durerà per più di una legislatura?

Spero che stabilizzi definitivamente il sistema.

Potrebbe preludere a un nuovo governo tecnico o di larghe intese?

Benché l’ipotesi preferibile è che un partito vinca inequivocabilmente le elezioni, il sistema non deve escludere queste possibilità.

Questa volta si andrà fino in fondo o prevarrà il fronte che intende mantenere il Porcellum, magari introducendo la variabile delle preferenze?

Se dovessimo tenerci l’attuale sistema, avremmo una coalizione pre-elettorale che vincerebbe le elezioni, durerebbe sei mesi dopo i quali saremmo costretti ad un nuovo governo tecnico.

A proposito di preferenze: ieri era circolata la notizia secondo la quale sarebbero state reintrodotte in ogni caso. Poi, un comunicato stampa del Pd ha fatto sapere che l’informazione è destituita di fondamento.

Infatti, il sistema prevederà metà degli eletti in collegi uninominali e metà su liste corte, come normalmente accade negli altri Paesi europei. L’elettore avrà davanti a sé una scheda in cui darà un unico voto che varrà per il candidato nel collegio uninominale a cui sarà associata una lista corta di tre o quattro nomi.

In sostanza, quindi, hanno preso in considerazione il Ceccantum

Si tratta dello schema sul quale si era lavorato con Vassallo nel 2007. La trattativa è ripresa da lì, da dove si era interrotta. Diciamo che è stato scelto il sistema tedesco con correzioni spagnole.

(Paolo Nessi)