«Alfano è bravissimo: è una persona colta, intelligente e leale e quanto a segretari e sottosegretari, a colazione, pranzo e cena si mangia tutti gli altri». Silvio Berlusconi ha risposto così, dal palco del congresso milanese del Pdl, alla polemica montata sui giornali sulle sue presunte frasi sul segretario, Angelino Alfano. E per ribadire il concetto ha mandato in onda il filmato dell’intervista concessa a Bruxelles.
«Dopo le polemiche di questi giorni sul mistero del “quid mancante” – dice a IlSussidiario.net Fabrizio D’Esposito –, era scontato che il Cavaliere dovesse rilanciare il suo delfino. Ad ogni modo però, non punterà più su di lui».



Su cosa si basa questa sua convinzione?

Berlusconi, nel corso della sua parabola politica, ha sempre detto tutto e il contrario di tutto. Nelle sue recenti dichiarazioni, al di là delle rassicurazioni di rito, c’è però una contraddizione in termini.
Negli ultimi dieci giorni, infatti, il fondatore del Pdl è stato l’unico ad aver parlato di Grande Coalizione dopo il 2013. Se lo ha fatto è perché pensa a una legge elettorale senza indicazione preventiva del premier e immagina che Mario Monti possa restare a Palazzo Chigi. Di fatto, è una sconfessione di Alfano.



L’ipotesi che l’attuale maggioranza prosegua oltre la scadenza naturale di questa legislatura non si è già ridimensionata?

Direi di no, non credo che si possa tornare tanto facilmente a uno schema bipolare. In quel caso, Alfano resterebbe certamente il candidato preferibile da contrapporre a Bersani e, se ci fossero le primarie, il suo unico avversario potrebbe essere Formigoni.
Anche se i giornali lo faranno, non parlerei però di “rilancio”, né del giovane segretario, né del partito. Non può certo bastare il congresso milanese a fermare l’immagine declinante del Popolo della Libertà. Milano è la città nella quale è nato il berlusconismo e non mi sembra che ieri ci fossero le transenne per contenere le folle. Sono immagini che parlano da sé. Stanno poi accadendo troppe cose…



A cosa si riferisce?

Non sottovaluterei lo sfogo di Berlusconi sul fatto che le casse del partito sono vuote e non ha più intenzione di ripianarle. Poi c’è l’allarme dei sondaggi per le amministrative e le frizioni con gli ex An che sono molto più radicati sul territorio degli azzurri.

Per quanto riguarda invece lo schema delle alleanze, in che direzione si sta orientando secondo lei Berlusconi?

A mio avviso, se il Pdl vuole diventare una forza popolare e conservatrice non può che guardare verso Casini, dimenticandosi di Bossi.
Il leader dell’Udc gioca una sua partita personale e potrebbe essere un futuro leader di centrodestra. È stato il grande regista, con l’aiuto di Pomicino, del traghettamento dei malpancisti del Pdl, prima dell’intervento di Napolitano. Oggi paga un minimo di appannamento dato che Monti e Passera gli hanno rubato la scena. Ad ogni modo è probabile che lanci un’Opa sul Pdl.
Certo, è tutto in movimento ed è difficile fare previsioni. Basta pensare agli assi paralleli e inediti che si stanno creando sempre in vista della Grande Coalizione: da un lato l’interlocuzione tra Casini e Veltroni, dall’altro quella tra Fini e D’Alema, con Fini e Casini sempre più ai ferri corti…

Nel Pdl c’è però chi parla di un possibile ritorno alla vecchia Casa della Libertà, un’alleanza che possa tenere di nuovo insieme Lega e Udc.

Penso che non accadrà, gli schemi del passato non possono più funzionare. Ripeto, la Grande Coalizione non è più soltanto un’ipotesi di scuola. La riuscita manifestazione de La Destra di oggi a Roma, con Storace che ha fatto sapere di aver ricevuto il saluto e l’incoraggiamento di La Russa, ci fa capire poi che in quel caso a destra e a sinistra rispettivamente di Pdl e Pd, potrebbe nascere qualcosa di serio. Da un lato una sorta di nuova An, dall’altro la scissione del Pd e una nuova forza di sinistra.
E se a Berlusconi riuscisse davvero di passare per “padre nobile” di una nuova legislatura costituente, diventerebbe automaticamente uno dei candidati per il Quirinale…

(Carlo Melato)