Dopo le dimissioni presentate nei giorni scorsi a seguito dello scandalo che ha investito la Lega Nord, Renzo Bossi ha trascorso oggi il suo ultimo giorno da Consigliere regionale. Dopo essere uscito dal Pirellone, atteso dalla sua fidanzata Silvia Baldo, il figlio del Senatùr si è allontanato verso il centro della città, e da oggi non è più ufficialmente membro del Consiglio Regionale della Lombardia. Dal padre Umberto, ha spiegato Renzo Bossi, ha sempre «preso esempio, nella vita e in politica, cercando di mutuare nel quotidiano i valori con cui ci ha sempre cresciuti: il rispetto, la morale e la coerenza. Lui si è dimesso da Segretario per lasciare la giusta libertà di difesa. Io mi dimetto da consigliere regionale per evitare di prestare il fianco a nuovi ed infondati attacchi». Il Trota lascia quindi il suo posto, ma non può certamente lamentarsi per la cospicua indennità che gli permette di portare a casa circa 40 mila euro. A stabilirlo è infatti la legge regionale numero 12 del 20 marzo 1995, che all’articolo 3 recita: «Ai consiglieri cessati in corso di legislatura, a quelli non rieletti, o che non si ripresentino candidati, nonché ai loro aventi causa in caso di decesso, spetta una indennità di fine mandato nella misura dell’ultima indennità annuale di funzione lorda percepita per ogni legislatura; nel caso di frazione della medesima il conteggio è determinato proporzionalmente». Ecco quindi che, calcolatrice alla mano, a Renzo Bossi spetta una buonuscita di circa 40 mila euro. Cifra importante, certo, ma non come altre a cui abbiamo assistito a seguito di altrettanto illustri licenziamenti o dimissioni: nel 2011 infatti sono state infatti soprattutto tre le liquidazioni a fare scalpore, cominciando da quella che ha visto protagonista Alessandro Profumo, che al momento di dire addio a Unicredit ha ricevuto circa 40 milioni di euro totali. Lo segue Fausto Marchionni, che lasciando la carica di amministratore delegato di Fonsai ha ottenuto circa 10 milioni di euro, mentre al terzo posto ecco il presidente di Pirelli Marco Tronchetti Provera, con una retribuzione da 8,1 milioni di euro. E mentre si fa qualche conto su queste importanti buonuscite un’altra protagonista di questa tormentata vicenda politica Rosy Mauro, rimane – per ora – saldamente al suo posto, nonostante gli inviti alle dimissioni del triumvirato leghista. Nel pomeriggio si era parlato di una lettera di dimissioni già pronta poi tutto è rientrato, anche perchè la pasionaria leghista pare avere intenzione di vendere cara la pelle, come si evince chiaramente dalle sue dichiarazioni:



«Vorrei vedere su quali basi dovrei dimettermi – ha dichiarato Rosy Mauro – Ho il diritto di difendermi. Le verità devono emergere. – ha detto la Mauro durante la registrazione di Porta a Porta – Voglio spiegare come stanno le cose e poi vedremo. C’e’ un attacco mediatico senza precedenti. Ho il diritto di difendermi, lo farò anche con un intervento in Aula al Senato». Se dovesse dimettersi, quanto le spetterà?

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