Lo scandalo che si sta consumando internamente alla Lega, in seguito alla scoperta dei fondi distratti dall’ex tesoriere per finanziare le spese della famiglia di Bossi, sta sortendo effetti a catena per i diretti responsabili. Bossi, il figlio Renzo, e Belsito (quest’ultimo è indagato per truffa allo stato) si sono dimessi. Ma non basterà di certo questo per fare pulizia. Oggi, infatti, Roberto Maroni, indicato dai più come il più probabile successore di Bossi alla guida del partito, si è recato in Procura di Milano, e ha fatto sapere: «siamo pronti a costituirci parte civile». La Lega, quindi, si configura come parte lesa. Resta da capire, laddove i reati contestati a Belsito dovessero essere contestati, chi sapesse e per conto di chi agisse. Difficilmente, infatti, l’indagato agiva per conto proprio soltanto. Qualora, quindi, il suo operato fosse imputabile al partito, la Procura cercherà di capire chi tra i suoi esponenti è stato eventualmente coinvolto nei traffici addebitati. Maroni, in ogni caso, si è recato in Procura accompagnato dal sindaco di Varese, Attilio Fontana e dal nuovo amministratore Stefano Stefani e il sindaco di Varese Attilio Fontana. Maroni ha fatto sapere che quella di oggi è stata una «visita di cortesia» chiesta dai leghisti stessi. Poi, ha spiegato di essersi rivolto al procuratore dando la propria completa disposizione: «non vogliamo e non dobbiamo nascondere nulla, anzi siamo per garantire la piena e leale collaborazione della Lega e del nuovo amministratore per l’accertamento delle responsabilità».
Frattanto,è stato deciso che analizzerà i bilanci e i resoconti finanziari della Lega sarà la società di revisione Pricewaterhouse Coopers. Maroni ha fatto sapere che il partito sta già, in ogni caso, provvedendo ad effettuar delle verifiche interne. La società è stata convocata con uno scopo ben preciso: «L’obiettivo è quello di fare pulizia senza guardare in faccia a nessuno». Per quanto riguarda il giudizio sulla vicenda a l’eventuale coinvolgimento dell’ormai ex leader, Maroni mostra di non avere dubbi e afferma che, secondo lui, qualcuno ha approfittato della buona fede del Senatur.
Rispetto all’inchiesta, ha precisato che il versante giudiziario interessa poco al Carroccio. Non tanto quanto, per lo meno, le violazioni al proprio codice etico che stanno emergendo dalle indagini.