Mentre lo scandalo che ha travolto la Lega e che ha portato alle dimissioni di Umberto e Renzo Bossi continua ad allargarsi, Roberto Maroni esce allo scoperto e decide di rilasciare una lunga intervista al Corriere della Sera. «Conosco Umberto Bossi da oltre trent’anni – comincia a spiegare Maroni – non è mai stato legato ai soldi, ha sempre anteposto la Lega alla famiglia, come quando nel ’90 ruppe con la sorella. Mi pare impossibile che fosse consapevole di quanto accadeva». Maroni fa sapere poi che chi sta conducendo in questo momento l’inchiesta interna passerà al setaccio «tutto: i conti correnti, gli assegni, la contabilità, le proprietà immobiliari, con l’impegno di concludere entro il 30 giugno, data del congresso federale. Anche perché ogni giorno ne spunta una nuova, adesso i lingotti d’oro, i diamanti… roba da film dell’orrore più che da partito politico». Ad Aldo Cazzullo che lo intervista per il Corriere della Sera, Maroni ribadisce la sua fiducia nei confronti di Umberto Bossi, a cui darebbe senza dubbio il suo voto nel caso di una eventuale ricandidatura. Ma, spiega, «in ogni caso dopo di lui non verrà un nuovo Bossi. Un leader carismatico è per sua natura insostituibile. Verrà un nuovo assetto. E una nuova squadra. Gli equilibri tra i territori sono importanti, non a caso lo statuto prevede che il presidente e il segretario non siano della stessa regione. Se il congresso eleggesse un segretario veneto, sarei l’uomo più felice del mondo». Quindi a sorpresa Maroni fa sapere che il nuovo segretario potrebbe anche non essere lui: « Di sicuro sarà un segretario davvero federale. Collegiale. Un primus inter pares. Che tenga insieme il partito. Se no frana tutto». L’ex ministro torna poi sugli obiettivi della Lega Nord, che restano sempre gli stessi: «L’indipendenza della Padania resterà sempre il nostro progetto. Ci si può arrivare con la rivoluzione o con l’accordo, come hanno fatto Repubblica Ceca e Slovacchia; ma la prospettiva non è affatto tramontata, anzi, il momento è propizio». Maroni spiega inoltre che a suo giudizio «gli Stati-nazione non contano più nulla. Non governano né i confini, né la moneta, né la politica estera; ora, con il fiscal compact, non governeranno neppure più le finanze. E anche la burocrazia di Bruxelles è in crisi. Noi non siamo antieuropeisti, ma neoeuropeisti: dall’Europa a 27 Stati si deve passare all’Europa delle macroregioni. Una sarà la Padania».



 Riguardo agli scandali che hanno travolto anche la Regione Lombardia, Maroni si dice imbarazzato, ma non per questo faranno cadere Formigoni: «Noi siamo gente seria e manteniamo gli impegni. Non faremo cadere Formigoni. Se poi nel 2013 lui deciderà di andare a Roma, noi ci candideremo a governare la Lombardia».

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