La politica si sente sotto attacco, il discredito dei partiti è ai massimi livelli. «Soffia il vento dell’antipolitica», ammonisce il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Non solo, le inchieste coinvolgono, anche se in maniera differente, un po’ tutte le forze, a partire da quelle di opposizione. Dopo il caso Lusi, tesoriere della Margherita, lo scandalo Belsito, che gestiva le casse della Lega Nord, ha infatti messo fine alla monarchia di Umberto Bossi. E anche a sinistra, al caso del sindaco di Bari, Michele Emiliano, sono seguite le indagini sul governatore della Puglia, Nichi Vendola. Sta esplodendo una nuova Tangentopoli? «Forse qualcosa di peggio – spiega a IlSussidiario.net, il direttore de Gli Altri, Piero Sansonetti –. Innanzitutto, si possono già notare gli effetti della scomparsa di Silvio Berlusconi dalla scena. Il Cavaliere era infatti un fantastico parafulmini, dato che la magistratura, quando voleva occuparsi di politica, si occupava di lui. Oggi, dato che l’imprinting è rimasto quello dell’attacco ai partiti, quest’onda si abbatte e si allarga a tutta una serie di bersagli minori. Detto questo, le differenze con Mani Pulite non mancano e sono piuttosto inquietanti».



Cosa intende dire?

A mio avviso esistono due filoni. Quello antico, delle tangenti per intenderci, che sta interessando Penati, Emiliano e lo stesso Vendola. E quello nuovo: da Lusi a Belsito, non è più la politica a usare il suo potere per finanziarsi illegalmente, ma dei politici vengono sorpresi a rubare i soldi dei partiti.  
Il confronto con Tangentopoli è implacabile: allora i grandi imputati, che nella gran parte dei casi non si erano arricchiti personalmente, erano pronti ad andare in galera pur di difendere il proprio partito, come accadde a Primo Greganti (Pci). Oggi le forze politiche non sembrano più rappresentare interessi e idee, ma, del tutto privi di una forza di massa, si riducono ad apparati che distribuiscono il potere. D’altronde, basta confrontare l’ultimo discorso di Bettino Craxi alla Camera con le dichiarazioni di Umberto Bossi per accorgersi che la differenza è moralmente abissale.



Ci spieghi meglio.

Come le dicevo, i due tipi di reati sono opposti e ci spiegano la differenza tra la Prima e la Seconda Repubblica. Non solo, le parole di Craxi restano attuali e mantengono ancora oggi, a differenza di quelle del Senatùr, la loro “grandiosità”. Al centro c’era ancora infatti la società, la nazione e l’autonomia della politica.
Ora, come minimo, i partiti hanno l’obbligo di rivedere i meccanismi del proprio finanziamento, che ha raggiunto dimensioni abnormi. Ma soprattutto, devono tornare al più presto a fare politica. Se continuano a burocratizzarsi, infatti, il malaffare continuerà a diffondersi, in un contesto, tra l’altro, nel quale l’asse stampa-magistratura ha ormai reso gli avvisi di garanzia delle vere e proprie condanne.



E con il vento dell’anti-politica che torna a farsi sentire, come dice Bersani.

È chiaramente un pericolo, perché l’anti-politica è anche anti-democrazia. È abbastanza singolare però che a denunciarlo sia il segretario del Pd: l’anti-politica infatti si può combattere solo con la politica. Il fatto è che nel nostro Paese sono stati proprio i partiti a dire che la politica è pericolosa, che i partiti non erano in grado di governare il Paese e che bisognava lasciar fare ai tecnici. 
Oggi di cosa si stupiscono? L’anti-politica l’hanno generata loro. È inutile che Bersani attacchi Grillo, perché è una sua creatura…

E come si torna alla politica?

A mio avviso, non c’è altro da fare che mandare a casa il governo Monti-Fornero. 

Al termine della legislatura? 

No, nei prossimi 3 o 4 minuti. Se non si torna a un governo democratico, è folle anche solo iniziare un discorso sull’anti-politica. 
La mia ovviamente, rischia di rimanere una speranza vana, perché all’orizzonte non si vedono segnali di ripresa. La maggioranza ha consegnato le chiavi al conducente e l’opposizione è nei guai con la giustizia. La riproposizione del governo tecnico anche dopo il 2013 sembra quasi inevitabile, ma le conseguenze di questa svolta antidemocratica le pagheremo per i prossimi quarant’anni.

(Carlo Melato)

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