Caro direttore,

Stavo parlando con Giancarlo, il mio amico architetto, comunista o…forse no, relativista ma con certezze, progressista e latinista di grande levatura. E mi è venuta una evidenza folgorante: questo uomo, oggi, è molto più umano rispetto a tutto quello che dice. Ha un grande bisogno, quello di riuscire a dire secondo il suo sentire, ma ha un limite culturale: non si rende conto che la sua cultura a questo punto non gli basta più.



Ve lo racconto perché credo che questa situazione del mio amico sia epocale, riguarda proprio il nostro tempo. E’ speculare alla vicenda del nostro Paese, messo in mano ad un governo tecnico,  al quale si chiede di porre mano a riforme che la politica non ha saputo fare.

Il Paese reale è molto più dinamico e attivo di quanto riesca ad esprimere con le sue scelte politiche.  Ovvero la cultura delle formazioni politiche del nostro Paese non basta più. C’è la memoria di un progetto liberale-liberista , così come ci sono forti spinte di responsabilità sociale-comunitaria.



Il progetto liberale-liberista è messo in crisi dalla globalizzazione, i governi nazionali devono ridurre le incertezze della democrazia al fine di garantire regole economiche internazionali e piani di investimento di lungo periodo.

Le spinte di responsabilità sociale-comunitaria sono travagliate da uno spirito conservatore,  che vuole salvaguardare tutte le conquiste sociali, messe in discussione dalla dinamica accelerata dei cambiamenti, che accadano per lo sviluppo della tecnica e della creatività produttiva, e che sono alla base della crescita di ogni prodotto interno nazionale.

Cominciamo dalla persona, dal mio amico Giancarlo. Vorrei comprendesse il mio cammino, sono stato veramente comunista, e dunque sono arrivato  veramente a mettermi in discussione davanti ai dati della realtà e dell’esperienza, per questo oggi alzo lo sguardo a chi mi ha rivelato la consistenza del mio umano. Cristo mi è venuto incontro, e mi ha riconosciuto, mi ha rivelato a me stesso, per questo sono cambiato e cambio, la vita e le circostanze non mi spaventano, sono in cammino dentro il nuovo che mi si propone. Uomo nuovo per questo mondo che cambia.



Dunque ?

E allora affronto la cultura che informa la politica.

Non è più tempo di schema progettuale. Non siamo più nella società capitalistica che venne corretta dal socialismo riformista. Non siamo più nella economia di mercato che vede solo l’indice di sviluppo. La creatività sta cambiando i modi di vivere a tal punto che la società deve trovare quella  sola cosa che permane nel tempo garantendo la stabilità.  Ovvero i valori non negoziabili, la struttura naturale dell’umano, come ci è rivelata da Cristo.

Nuovi criteri di sguardo sulla storia che ci possono essere dati solo da una cultura che si fonda sulla persona e che da essa parte per definire il formarsi della comunità unitaria e responsabile della vita di tutti.

Io mi sto recando a Rimini, agli esercizi spirituali di Comunione e Liberazione, con la certezza che vado a capire il nuovo che avanza. Perché Cristo è il Re della storia, sempre più avanti all’uomo, pronto ad indicargli la strada.