Nonostante l’approssimarsi a grandi passi delle festività pasquali si annuncia come una settimana intensa e impegnativa, e in parte a rischio, quella che attende il premier. Mario Monti è rientrato solo ieri, domenica sera, dal suo lungo tour in Asia, ennesima tappa per convincere Paesi stranieri (Corea, Giappone e Cina, in questo caso) e investitori internazionali sulla bontà del percorso di risanamento economico intrapreso dall’Italia e sulle possibilità offerte dal nostro Paese.
Settimana tosta, dunque, quella che si apre, e su vari fronti. Ad aspettare il premier ci sono una serie di questioni aperte che lo hanno accompagnato anche durante la trasferta asiatica e che, in alcuni casi – specialmente a causa di un malcelato “nervosimo” del premier nei confronti dei principali partiti che compongono la sua maggioranza di governo – sono sfociate in polemiche che in certi momenti è sembrato potessero mettere a repentaglio la tenuta della maggioranza e, di conseguenza, del governo medesimo. Si apre, cioè, una settimana che sarà una sorta di “redde rationem” – specialmente con il Pd di Bersani sul lavoro (articolo 18 in testa) e con il Pdl di Alfano sulla giustizia – dopo i ripetuti “botta e risposta” intercontinentali che hanno visto Monti polemizzare con entrambi.
La volontà di “non tirare a campare” espressa dal premier, seguita dalla citazione di sondaggi secondo cui gli italiani apprezzerebbero più l’operato del governo che quello dei partiti, hanno generato un (comprensibile) nervosismo tra le forze politiche della maggioranza, Pd e Pdl in testa. Una situazione cui hanno fatto seguito, è vero, i tentativi di ricucitura di Monti, sfociati nella lettera del presidente del Consiglio al Corriere della Sera.
La lettera, scritta per mettere in risalto i meriti di partiti e cittadini negli sforzi compiuti in questi ultimi mesi, alcuni, però, i più maliziosi (ma, come diceva Giulio Andreotti, “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”…) hanno voluto interpretarla come una sorta di “programma minimo” di Monti per i suoi (per ora celati e misconosciuti) progetti del prossimo futuro (2013): palazzo Chigi o, meglio ancora, il Quirinale.
Una cornice sghemba – la lettera di Monti e la settimana che si apre – dunque, è quella in cui vanno collocate le questioni concrete su cui si misurerà lo stato reale dei rapporti tra governo e forze politiche che lo sostengono, stante che il Terzo Polo (Casini in testa) appoggia il premier e tutti i suoi sforzi “senza se e senza ma”.
Si comincia, sulla carta, dalla riforma del mercato del lavoro: dopo essere stata approvata con la criptica formula “salvo intese” appena prima della partenza di Monti per l’Asia, in settimana il testo finale potrebbe essere varato definitivamente, da parte dell’Esecutivo, per poi essere trasmesso alle Camere (l’iter partirà dal Senato).
Non a caso, per martedì 3 aprile è atteso un nuovo Consiglio dei ministri, ma in calendario c’è anche un altro quasi certo incontro. Quello tra Monti e Giorgio Napolitano per un colloquio informale, ma cruciale sui principali problemi sul tappeto. Non appena, ovvio, il Presidente della Repubblica, impegnato fino al 2 aprile in una visita di Stato in Giordania, sarà rientrato in Italia, ma di certo tra il 3 e 4 aprile. Prima, cioè, che, a cavallo di Pasqua, lo stesso Monti si rechi per una nuova missione internazionale, proprio in Medio Oriente, regione in cui l’Italia ha sempre giocato un ruolo di primo piano.
A quel punto, e cioè dopo il definitivo varo del ddl (nero su bianco, finalmente) sulla riforma del mercato del lavoro, Parlamento e forze sociali potranno disporre di un articolato su cui confrontarsi con l’Esecutivo, soppesarlo in via definitiva, leggere (scripta manent) come è davvero formulato il “nuovo” articolo 18 e valutare i margini – politici e legislativi – utili ad apportarvi (eventuali) modifiche. Non è da escludere che ci possa essere spazio anche per un’altra riunione del Consiglio dei ministri, il venerdì prima di Pasqua, e magari, nel frattempo, per ulteriori incontri “al vertice” con i partiti della maggioranza, per chiarire proprio quelle questioni all’origine di tensioni e malintesi. Ne ha scritto Francesco Verderami sul Corriere della Sera di sabato scorso ma, subito, i tre leader di maggioranza (ABC, come vengono ormai chiamati, Alfano, Bersani e Casini…) hanno smentito. Non foss’altro perché hanno potuto agevolmente vedersi a lungo e a quattr’occhi prima a Taormina, sabato scorso a Confartigianato, soprattutto ritornando a Roma sullo stesso aereo.
Certo è che il Pd (e Bersani in testa) spinge per aprire un tavolo di discussione, sul lavoro, sulla falsariga di quanto avvenuto per la giustizia, altro tema che nelle prossime settimane potrebbe mettere a dura prova la tenuta dei rapporti tra Pdl, Pd e Terzo polo. Infatti, il vertice tra il ministro, Paola Severino, e i capogruppo della maggioranza di governo, vertice che si è tenuto venerdì scorso, si è aperto e si è chiuso in un battibaleno, registrando il nulla di fatto.
Anche in questo caso (sulla giustizia, oltre che sulla Rai, cioè, e non solo sul mercato del lavoro) il ritorno in Italia del premier potrebbe rappresentare l’occasione per “resettare” questioni particolarmente calde.
Come restando in tema di giustizia, il ddl anticorruzione (fermo, ormai da mesi, alla Camera), la norma sulla responsabilità civile dei magistrati (oggi all’esame del Senato, dopo l’introduzione della “norma Pini”) e la riforma delle intercettazioni, persasi da anni nei meandri di entrambe le aule parlamentari. Temi “caldi” i cui echi hanno raggiunto il premier anche durante il suo viaggio in Asia e ora inevitabilmente si ritroverà sulla scrivania.
Insomma, quella che si apre domani per il presidente del Consiglio non potrà essere definita una settimana “di passione”, data Pasqua, ma certo non sarà di relax. Le tensioni accumulatesi nei giorni del tour asiatico necessitano chiarimenti seri e veritieri che consentano una navigazione meno burrascosa nei mesi che precedono l’importante turno elettorale delle amministrative di maggio (unico test elettorale significativo, per tutti i partiti politici, dall’anno scorso e, a meno di improvvide elezioni politiche anticipate, fino al 2103) e che porteranno poi, se il governo superasse il decisivo “turning point” dell’approvazione della riforma del mercato del lavoro (ddl che partirà dal Senato) e del ddl anti-corruzione (alla Camera) alla – agognata – pausa estiva. Sempre che, prima, non scoppino nel Paese, cosa che pure molti pensano, tensioni e scontri sociali.