A poche settimane dalle elezioni amministrative i partiti sono alla ricerca di nomi e formule inedite, dal Partito della Nazione di Casini alla “più grossa novità della politica italiana” annunciata in questi giorni da Angelino Alfano. A sinistra invece, la probabile vittoria di Hollande alle elezioni francesi dà fiducia al Pd, l’“usato sicuro” nella definizione del suo segretario, Pier Luigi Bersani. «Sono i sussulti di un sistema politico in sofferenza – spiega Stefano Folli a IlSussidiario.net –. Il malcontento popolare è palpabile e i movimenti populisti avanzano, mentre questo sistema non sembra in grado di produrre alcunché, nemmeno in questa legislatura».
In questi tentativi per ora c’è ancora poco di concreto quindi?
Ogni ipotesi è valida se conduce a un risultato. Per ora però prevale la tattica. A mio avviso solo dopo le amministrative si potrà comunque distinguere meglio le operazioni politiche da quelle mediatiche.
Udc e Pdl nel frattempo continuano a contendersi il copyright del futuro contenitore dei moderati?
Sicuramente questa è l’area sottoposta a maggiore tensione perché per anni è rimasta sotto la guida di Silvio Berlusconi. Nell’immediato futuro la competizione tra i due partiti è destinata a proseguire, almeno fino a quando il Cavaliere non avrà perduto quella capacità di influenza che ha ancora oggi. Dopodiché credo che i due progetti potranno confluire. Stiamo comunque parlando di una prospettiva di lungo termine, certamente non in questa legislatura, né alle prossime elezioni politiche.
Anche le dichiarazioni su un ipotetico voto ad ottobre rientravano in questo gioco di tattiche incrociate?
Parlare di elezioni anticipate ha di per sé un effetto tonificante. Dopo di che, come dicevamo, Berlusconi teme la disgregazione dell’area moderata e cerca di ridurre lo spazio di manovra a Casini. Detto questo, si voterà nel 2013, non prima, anche se le variabili in campo restano moltissime, a cominciare dalla legge elettorale.
Crede che i partiti della maggioranza riusciranno a trovare un accordo?
La nuova legge elettorale sembra una chimera, è molto più probabile che i partiti correggano parzialmente il Porcellum. D’altra parte chi vuole davvero una riforma in senso proporzionale è Casini. Lo stesso discorso potrebbe valere per Berlusconi ed Alfano, che non hanno più un’intesa con la Lega Nord, ma non per il centrosinistra che sa di poter vincere e di poter beneficiare del premio di maggioranza.
Su un quadro politico così instabile anche le elezioni francesi possono avere qualche effetto?
Diciamo che la politica italiana, al di là degli schieramenti, punta su Hollande perché è convinta che il fatto che abbia messo come primo punto del proprio programma la revisione del patto fiscale possa costituire una svolta a livello europeo. La pressione sulla Germania potrebbe infatti aumentare.
Per quanto riguarda il Partito Democratico si tratta invece di una boccata d’ossigeno che apre a delle possibili alleanze a livello europeo. Certo, l’“eterno” dibattito sul dna del Pd è destinato a riaprirsi, dato che la componente moderata del partito è in agitazione. Non escluderei una possibile evoluzione futura, sempre a lunga scadenza e vincolata alla legge elettorale che ci ritroveremo tra un anno.
Che tipo di evoluzione?
Se il Terzo Polo nascesse davvero e non venisse soltanto annunciato, l’area popolare del Pd potrebbe anche prendervi parte. Ad oggi però questo soggetto non va molto al di là dell’Udc, un soggetto che in questa fase vuole essere il “partito di Monti” o meglio di quella filosofia di governo che il professore ha incarnato. È uno spazio politico che le altre forze hanno lasciato scoperto, anche se chiaramente, il successo della strategia di Casini è vincolato al successo di questo governo.
Ma in un contesto ancora così imprevedibile, che peso ha la partita che si apre per il Quirinale?
Guardi, discutere dei nomi ad oggi è del tutto prematuro. Detto questo, questa scelta andrà ponderata tenendo conto di una lunga serie di fattori: un sistema politico che ha dimostrato di non sapersi rinnovare, una lunga lista di riforme continuamente promesse e mai realizzate e una crisi economica dagli esiti ancora oggi imprevedibili. Ecco perché ritengo che trovare una personalità che sappia garantire equilibrio al sistema costituirà il passaggio più delicato dell’intera storia della Repubblica.
(Carlo Melato)