«Non vogliamo vincere sulle macerie del nostro Paese», dice il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani. La politica italiana, pressata dalle inchieste, dalle campagne contro la “Casta” e dal vento dell’antipolitica, respinge quindi l’ipotesi delle elezioni anticipate. Il merito, secondo Enrico Letta, deve però essere riconosciuto «al Presidente della Repubblica, che opportunamente ha scacciato ogni tentazione di un voto in autunno con il Porcellum. Qualcuno infatti – spiega il vice segretario del Pd a IlSussidiario.net – cerca ancora di protrarre le agonie della Seconda Repubblica, impedendo al sistema politico di rinnovarsi».



Onorevole, davanti all’avanzata dell’antipolitica i partiti non sembrano capaci di dare avvio alla propria autoriforma. Per quale motivo secondo lei?

Purtroppo, non c’è ancora una sufficiente consapevolezza del rischio che la politica sta correndo. L’autoriforma, cui lei faceva riferimento, è però essenziale e, a mio parere, passa attraverso due leggi che possono chiudere definitivamente la Seconda Repubblica facendoci entrare nella Terza.



Quali?

Anzitutto, una nuova legge elettorale che elimini lo sconcio dei parlamentari “nominati” dai partiti, la causa principale della delegittimazione del Parlamento cui stiamo assistendo. In secondo luogo, una legge che dimezzi e riformi, attraverso controlli e trasparenza, il finanziamento alla politica. Queste due leggi devono necessariamente essere approvate entro l’estate. Solo in questo modo la politica potrà recuperare il ruolo che le spetta, in un rapporto più sobrio e attento con i cittadini. Altrimenti, sarà un’agonia continua.

Sulle tempistiche Luciano Violante ha manifestato in questi giorni la sua preoccupazione: se qualcuno dovesse bluffare non ci sarebbe più il tempo di rimediare.



In effetti i tempi sono molto stretti e dobbiamo vigilare. Non solo, a mio avviso, bisognerebbe creare due binari paralleli: uno su cui far marciare la riforma costituzionale (che deve comprendere anche la riduzione del numero dei parlamentari), l’altro per la riforma elettorale con legge ordinaria. In tal modo tuteleremmo quest’ultima dalle possibili difficoltà che la riforma costituzionale potrebbe incontrare. A questo proposito, vorrei comunque mettere in risalto il ruolo fondamentale del Presidente della Repubblica, che opportunamente ha scacciato ogni tentazione di un voto in autunno con il Porcellum. Evidentemente qualcuno cerca ancora di protrarre le agonie della Seconda Repubblica, impedendo al sistema politico di rinnovarsi.

Ma questa politica, che al di là dei colori sembra “sotto inchiesta”, riuscirà secondo lei a riprendersi la scena oggi occupata dai tecnici e dai nuovi profeti dell’antipolitica?

Non perdo la speranza: credo che la buona politica abbia la forza di risorgere. Perché questo accada, però, dobbiamo rompere lo schema secondo il quale “i partiti e i politici sono tutti uguali”. Anche a proposito delle inchieste giudiziarie in corso, non dobbiamo permettere che si faccia di ogni erba un fascio, mettendo sullo stesso piano e omologando indagini che hanno toni, temi e tempi diversi.
Al di là di ciò che si sente in queste settimane, credo poi che le elezioni amministrative saranno un’occasione importante di partecipazione e l’opportunità per un recupero del proprio ruolo da parte della politica.

Passando all’operato del governo Monti, gli sforzi compiuti sul piano del rigore non sembrano aver fermato lo spread e la pressione dei mercati, mentre da più parti si chiede al premier di non attardarsi sul piano della crescita. Lei cosa ne pensa?

Credo che in generale l’esecutivo sia sulla strada giusta, anche se proprio sulla crescita è necessario un cambio di passo. Dopodiché bisognerà risolvere rapidamente alcune questioni che hanno a che vedere con l’equità: gli esodati e la riforma del lavoro. Riguardo al primo punto è giunto il momento di dare delle certezze, il secondo invece è un capitolo aperto da troppo tempo che va completato.

Quali sono le sue proposte per favorire la crescita di questo Paese?

I pagamenti arretrati della pubblica amministrazione alle imprese sono la priorità e la premessa necessaria a qualunque tipo di discorso. In questo senso abbiamo comunque piena fiducia nel ministro Passera che ha preso un impegno chiaro in proposito. In secondo luogo, la riforma fiscale. In quest’ambito registro con soddisfazione la stabilizzazione del 5 per mille, una scelta a favore della società e della sussidiarietà che abbiamo chiesto e ottenuto. Infine, entro l’estate, bisognerà fare un passo avanti riguardo a  due progetti di politica industriale fondamentali per rafforzare il Paese.

A cosa si riferisce?

Alla nascita di un polo italiano delle reti, che preveda la fusione di Snam e Terna, e alla multiutility del Nord che può nascere attraverso la fusione di grandi soggetti separati. Una sorta di Enel 2 di grande impatto, in grado di affiancare due nuovi campioni nazionali da aggiungere a quelli che già ci sono.

Rispetto all’apparato burocratico dello Stato, ogni giorno i quotidiani denunciano nuovi sprechi e vizi che sembrano davvero irriformabili. Come mai anche i tecnici in questi mesi non sembrano essere riusciti ad affrontare il problema con la giusta determinazione?

Dobbiamo avere fiducia nel ministro Giarda. Se avrà a disposizione tutti gli strumenti per fare questa tanto agognata spending review, sarà un risultato importantissimo, perché la ritengo la madre di tutte le riforme. Anche su questo ci aspettiamo dal governo che rispetti gli impegni presi.

Riguardo al suo partito, invece, come sta vivendo le notizie che arrivano dal voto francese?

Sono novità importanti che spero possano archiviare una stagione negativa per l’Europa. Sarkozy, dopo un inizio promettente, purtroppo ha finito per non dare quel contributo che invece la Francia si aspettava. I risultati che indicano i sondaggi ci parlano di una possibile svolta positiva: una Francia più europeista è un bene per tutti.

E il Pd come si sta attrezzando al voto del 2013? Verso quale direzione deve guardare: verso il centro o verso sinistra?

La questione chiave è che il Pd, in questi sei mesi, è cresciuto molto nella sua capacità di attrazione. Non è più quell’asino di Buridano, tra le due sirene, Casini e Vendola, di cui si parlava un anno fa.
Oggi è l’unico soggetto, come dimostrano le amministrative, attorno al quale si possono costruire coalizioni. Per le politiche dovremo soltanto consolidare questo modello: in questa costellazione politica gli altri pianeti ruotano, ma il sole è il Partito Democratico.

Siete pronti anche a mettervi al servizio di una Grande Coalizione?

Solo in caso di emergenza. Oggi stiamo lavorando per essere pronti a governare il Paese, attorno a un buon programma e a una coalizione coesa, guidata dal nostro segretario, Pier Luigi Bersani.

(Carlo Melato)