Il giorno dopo, com’era ovvio, la caduta di Bossi fa ancora molto rumore. Sui giornali si accavallano le intercettazioni tra Belsito e il “cerchio magico”, le ricostruzioni a partire dall’ictus che colpì il Senatùr nel 2004, l’aggiornamento sugli sviluppi dell’inchiesta e i retroscena sull’ultimo consiglio federale di via Bellerio. «A mio avviso bisognerebbe iniziare a riflettere sul nostro lavoro di giornalisti – dice a IlSussidiario.net Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera –. Tutti i quotidiani oggi hanno infatti l’articolo dell’esperto di Lega Nord che ci dice che la vicenda è nota a tutti da circa otto anni e che la malattia del Capo ha permesso che si creasse nel tempo un rapporto malato tra partito e famiglia. Ma se le cose stavano così, perché le leggiamo soltanto adesso? Devo dire che il quadro che sta emergendo è abbastanza inquietante e, nonostante le mie scarse simpatie per la Lega, in questo momento di codardi oltraggi, per Umberto Bossi non posso che provare un moto di solidarietà umana».



Quali possono essere le conseguenze di quello che sta accadendo al Carroccio all’interno di un quadro politico già segnato dalla grave difficoltà dei partiti?

Innanzitutto la fine di Berlusconi e di Bossi, con modalità diverse, ma ravvicinate, chiude la Seconda Repubblica di cui erano stati i protagonisti determinanti.
In secondo luogo ciò che sta accadendo alla Lega fa capire quanto sia profonda la cosiddetta crisi della politica e dei partiti. Stiamo parlando infatti di quella che era, probabilmente, l’unica forza identitaria e teoricamente “diversa” dai partiti contenitore come Pd e Pdl. E l’impatto potrebbe essere devastante. Un po’ come se tutto questo fosse successo al Pci di Enrico Berlinguer.



Cosa intende dire?

Non mi piacciono i paragoni azzardati, ma sia la Lega che il Pci berlingueriano hanno impostato il loro progetto politico sulla propria diversità morale.
Negli ultimi anni abbiamo tutti letto centinaia di articoli da cui emergeva questa diversità leghista, questo radicamento di cui gli altri non erano più capaci. Quando poi però si apre uno scandalo di queste dimensioni da cui emerge un partito degradato, senza regole, con alcuni fenomeni di familismo imbarazzanti e tragicomici come quelli che leggiamo in questi giorni, come lo si spiega agli elettori?
Non è un caso, poi, che su questo scandalo non stanno infierendo nemmeno i più fieri avversari dei padani. Della serie: per chi suona la campana…



Rimanendo sulla Lega, secondo lei si solleverà?

Sinceramente ho già i miei dubbi sulla sopravvivenza del Pdl a Berlusconi, figuriamoci sulla Lega. Non solo, gli stessi che erano emarginati da quel sistema di potere dove sono stati in tutti questi anni? Infine, non c’è nemmeno l’ombra di un’idea politica, come di solito avviene quando scoppiano questi scandali. Difficile che capitino quando sei forte politicamente.

Se lo stato di salute dei partiti è questo, Mario Monti rischia di diventare indispensabile, anche per il dopo 2013?  

Sembra proprio di sì. Nonostante le difficoltà crescenti che potrà incontrare il governo tecnico, con lo spread che torna a salire e con il cambio di rotta di chi ci ha costretto a misure recessive e oggi ci rimprovera la recessione, Monti (o un simil Monti) rischia davvero di essere insostituibile. 
E lo dice una persona che all’idea che i tecnici restino al potere per sempre, sostenuti da alleanze politiche brontolanti non è molto entusiasta. Se si va oltre la parentesi, infatti, si entra in una prospettiva post-democratica, anche se un certo conformismo non lo sottolinea abbastanza. Pensiamoci un secondo, nessuno dice nulla, ma cosa sarebbe successo se ad esempio un governo politico si fosse dimenticato dell’esistenza degli esodati? 

Tocca comunque ai partiti uno scatto di dignità per evitare questa prospettiva? 

Certo, ma basterebbe un minimo di istinto di sopravvivenza per capire che prima ancora della riforma elettorale, che probabilmente non faranno mai, serve una messa a regime costituzionale della legge sui partiti. Siamo al massimo del discredito popolare e davanti alla crisi di ogni tipo di partito, patrimoniale, personale o leaderistico. Spero che facciano qualcosa, anzi glielo auguro…

(Carlo Melato)

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