Renzo Bossi ha dato le dimissioni dal suo ruolo di consigliere regionale della Lombardia. Il figlio di Umberto Bossi segue dunque l’esempio del padre dopo le polemiche relative ai soldi del partito che avrebbe intascato a uso personale. L’annuncio  arrivato in diretta durante una intervista trasmessa dal Tgcom24. Mi dimetto senza che nessuno me lo abbia chiesto ha detto. In realtà le richieste delle sue dimissioni sono arrivate in modo indiretto ma anche diretto da gran parte della base della Lega. Lo stesso segretario provinciale della Lega di Brescia, zona in cui Renzo Bossi detto il Trota era stato eletto, le aveva chieste ufficialmente, insieme a quelle dell’assessore allo sport della regione Lombardia Monica Rizzi, indagata dalla procura di Brescia perché secondo l’accusa avrebbe favorito in modo illegale l’elezione dello stesso figlio del senatore. “Sono sereno e ho fiducia nella magistratura  anche se non sono indagato” ha detto al Tgcom Renzo Bossi aggiungendo che è giusto e opportuno farsi da parte, ma sostiene di essere sereno e di sapere benissimo quello che ha fatto.  Le accuse a suo carico però non sono delle più semplici. Anche il suo autista e guardia del corpo Alessandro Marmello, ha rilasciato dichiarazioni pesanti. Parlando con il settimanale Oggi infatti ha raccontato quel periodo in cui ha lavorato per il figlio di Umberto Bossi. Si era poi ritirato dall’incarico perché, dice nell’intervista, non ne poteva più di continuare a incassare soldi della cassa della Lega a suo nome per darli a lui. Ero il bancomat di Renzo Bossi, dice, lui incassava senza fare una piega come fosse la cosa più naturale del modo. Nel 2011 Marmello era poi stato assunto dalla Lega con contratto a tempo indirettamente firmato dal tesoriere Francesco Belsito. Potevo ritirare fino a un massimo di mille euro al mese, dice, che veniva impiegato da Renzo Bossi per le sue spese personali.  Il fatto è che questo denaro mi veniva dato come corrispettivo degli scontrini e delle ricevute che presentavo. E tra queste ricevute molte mi erano state date da Renzo per coprire sue spese personali: poteva essere la farmacia, ristoranti, la benzina per la sua auto, spese varie, cose così. Insomma, quando avevo finito la scorta di denaro andavo in cassa, firmavo e ritiravo” dice ancora l’autista e body guard. 



In questa grave situazione rimane confermata per  domani sera la manifestazione dell’orgoglio padano in cui si tenterà di rilanciare l’immagine della Lega travolta dallo scandalo. Sempre più quotate le azioni di Roberto Maroni quale futuro segretario del movimento 

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