Le dimissioni di Bossi e il terremoto politico scatenatosi in seguito all’emersione dello scandalo legato ai fondi distratti dal tesoriere della Lega per finanziarie le spese della famiglia del Senatur non poteva lasciare indifferente il popolo della rete. VfB (Voices From the Blogs), sito internet realizzato dall’Università degli Studi di Milano ha cercato di comprenderne gli umori, analizzando 33mila tweet pubblicati tra il 5 e l’8 aprile. 16 mila di questi rappresentano l’idea che si son fatti i cittadini di Milano e dell’area compresa in un raggio di 150 chilometri. Ebbene: secondo gli utenti, il colpevole di quanto è successo, stranamente, non è Belsito, considerato tale solamente dal 5,7% e neanche Bossi (17,4%) ma, anzitutto, lo stato maggiore leghista nel suo insieme (35,7%) e la famiglia dell’ex numero uno della Lega (21,5%). In ogni caso, Bossi, che era entrato in politica promettendo di far man bassa di tutti i partiti tradizionali e delle loro storture, viene ad oggi considerato uno di essi dal 31,2% che lo reputa parte della casta. Tuttavia, in Lombardia c’è ancora un 24,2% che dice di continuare ad apprezzarlo. Va da sé che il prossimo segretario del partito è Maroni; lo prevede il 64,6% dei monitorati, il 46,6% dei lombardi. Ma Bossi è tutt’altro che archiviato, considerando che per il 29% di italiani e per il 36% di lombardi vedrebbe nuovamente bene lui alla guida del partito. Cresce il consenso di Flavio Tosi, sindaco di Verona: potrebbe essere lui il nuovo leader per il 6,4% degli italiani e il 17,5% tra i lombardi. Altro dato anomalo, benché crescano gli ostili al partito, passando dal 61,3% al 63,1%, crescono anche i simpatizzanti, 21% al 25,4%. Rispetto all’ipotesi di far piazza pulita, solamente il 19,9% degli italiani ci crede, mentre il 20,8% è convinta che sarà trovato infine un capro espiatorio. La stragrande maggioranza degli italiani pensa invece che, alla fine, (il 59,3%) sa che la Lega farà, semplicemente, come tutti gli altri partiti. E archivierà la questione. Del resto, è del tutto singolare il fatto che, pur essendosi dimesso da segretario, è stato nominato poco dopo presidente.
Il 34,5%, infatti, reputa il suo abbandono irrilevante, e sottolinea che non si è certo dimesso da deputato. Solamente il 2,1% apprezza il suo gesto mentre il 21,4% le considera da vero leader.