Si chiama spending review e sta impegnando il “governo dei tecnici” di Mario Monti. Si dovrebbe trattare di una “revisione della spesa”. Cioè dell’analisi dei capitoli di spesa nell’ambito dei programmi delle attività da attuare da parte dei singoli dicasteri, al fine di individuare le voci passibili di taglio, per evitare inefficienze e sprechi di denaro. Si potrebbe sintetizzare come una razionalizzazione della spesa pubblica. È vero che fu Tommaso Padoa Schioppa, ministro di Romano Prodi, a introdurre la spendig review. In tutti i casi, di spending review se ne è cominciato a parlare dalla fine degli anni Ottanta. Ci sono state varie commissioni al proposito. Oggi è materia di attualità e competenza soprattutto del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda.
C’è chi ha fiducia in questa operazione di revisione della spesa, di questa messa a punto dei capitoli della spesa dello Stato. Ma tra questi non c’è di certo l’ex direttore del Corriere della Sera, Piero Ostellino, oggi grande editorialista, un liberale che non risparmia critiche duirissime a questo Governo e più in generale alla struttura dello Stato italiano.
Come giudica questa operazione che sta facendo il Governo, la cosiddetta spending review?
Non otterranno nulla. Alla fine, credo che non taglieranno nemmeno nulla. La spending review è solo uno stabilizzatore sociale. E al massimo, in questo momento storico del nostro Paese, può trasformarsi solo nella burocratizzazione di un problema. Stiamo vivendo in un’altra epoca storica, stiamo vivendo nella globalizzazione, c’è stata una autentica rivoluzione culturale di cui, pare, noi non ce ne siamo neppure accorti, oppure facciamo finta di nulla. E noi continuiamo a vivere sempre nello Stato novecentesco, che è fallito.
Di che cosa ci sarebbe bisogno Ostellino, in un momento come questo?
Ma qui bisognerebbe affrontare un’autentica rivoluzione istituzionale, con conseguenze sociali di vasta portata. La democrazia liberale è un sistema dinamico che affronta la realtà, i mutamenti della realtà, i grandi cambiamento storici. Io credo che, in modo ragionevole, sia necessario affrontare le conseguenze sociali che derivano da questi grandi cambiamenti. Ma non credo proprio che lo voglia fare questo governo e il professor Mario Monti, che probabilmente mira a diventare Presidente della Repubblica. Legittima aspirazione, per carità, ma che di certo non si concilia con un riforma che dovrebbe ridurre il peso dello Stato almeno del 30 per cento. Chi ha il coraggio di fare una simile rivoluzione? Chi si assume le responsabilità di un simile cambiamento? Non di certo questo governo. Aggiungo che senza un simile cambiamento, questo è un Paese che sta morendo.
Una conclusione molto pessimista.
Credo invece di essere solamente realistico. Lo Stato è fondato su quello novecentesco, sul deficit spending di Keynes. È una concezione fallita. Direi che è fallita anche la mediazione socialdemocratica. In tutti questi anni non è stato fatto nulla per cambiarlo. Abbiamo una spesa pubblica che aumenta sempre. Abbiamo una pressione fiscale che è ormai, nel cosidetto Total tax rate, la più alta nel mondo. Dobbiamo sempre ricordare che in un Paese come la Svezia, le tasse individuali sono di qualche punto forse più alte che in Italia, in cambio tuttavia di ottimi servizi sociali, mentre le tasse per chi produce ricchezza, le imprese e altri, sono molto più basse. Qui, in Italia, si sono specializzati a tassare soprattutto i produttori di ricchezza. Solo un suicidio. Del resto ho sentito alcuni ministri di questo Paese dire che con 2.500 euro al mese si è ricchi.
Che cosa si può dire di fronte a simili dichiarazioni?
Lei vede un fallimento generale dello Stato novecentesco e dell’Italia in particolare.
Io sono sbalordito di fronte a quello che vedo e che sento. In questo momento ci dovrebbe essere un grande dibattito culturale nel Paese, un grande confronto di idee su quello che stiamo vivendo e su come superare questo periodo che ci porterà ancora ad altri grandi mutamenti. Mi sembra che di tutto questo non ci sia traccia, neppure sui grandi organi di informazione.
Credo che questo governo faccia delle operazioni di marketing che sono incredibili. Parliamo continuamente degli evasori fiscali e non parliamo delle tasse che stiamo pagando e dobbiamo pagare! Anzi, se scrivi che c’è una pressione fiscale alta, c’è sempre qualcuno che ribatte: lei difende gli evasori fiscali. C’è da restare sbalorditi.
Tra un po’ arriverà il nodo dell’Imu.
Appunto. Posso dire che da più di venti anni non vado a votare e non posso dire di certo che Silvio Berlusconoi abbia cambiato qualche cosa. Quindi non mi interessa nulla di questa rissa tra berlusconismo e antiberlusconismo. Ma una cosa, come togliere l’Ici sulla casa, Berlusoni l’aveva fatta. Ora, per gli italiani la casa è frutto del risparmio di una intera vita, è un bene primario. Che cosa fa il “governo dei tecnici”? Piazza l’Imu. Ma di quale spendig review parliamo?
Tutto questo secondo lei avrà dei contraccolpi sociali?
È evidente che alla fine, con questa pressione fiscale che difficlmente scenderà, la gente non ne potrà più e si ribellerà. Ma io credo che chi metterà alle corde questo tipo di Stato e quelli che reggono questo tipo di Stato fallito, saranno prima o poi i titolari delle piccole e medie imprese, perché non ce la faranno più a svolgere la loro attività. Del resto, questo è ormai l’unico Paese al mondo dove l’immagine del “capitalista sfruttatore”, si è trasformata nell’ imprenditore che si suicida. Perché non ce la fa più ad andare avanti”.
(Gianluigi Da Rold)