Tra le macerie dei moderati, potrebbe farsi strada, dopo anni che è in procinto di scendere in campo, Montezemolo. Ci sarebbero dei sondaggi che lo danno in partenza con una dote del 24% dei consensi da monetizzare prima che sia troppo tardi. Posto, ovviamente, che tali scenari siano attendibili, tra i dirigenti di Italia Futura, la fondazione montezemoliana, s’avanzano diversi scenari. Non si esclude che il nuovo soggetto politico possa includere componenti del Pdl; né che con quel che del Pdl resterà stringa un’alleanza strategica. Del resto, Berlusconi è stanco della creatura, che non riconosce più come sua, e non vede l’ora di dare alle luce una struttura più snella ed efficace. Per il momento, Nicola Piepoli, sondaggista fondatore dell’omonimo istituto contattato da ilSussidiario.net, di fronte a certe ipotesi storce il naso, e dice: «Probabilmente, anch’io penserei di avere il 24 per cento dei voti se decidessi di mettermi in politica. Tuttavia, per il momento, mi risulta che si tratti di una fantasia. Di certo, avrà fatto fare dei sondaggi. Sta di fatto che, se realmente avesse la certezza di avere un quarto dei voti degli italiani, già da almeno due anni si sarebbe messo in politica. O, perlomeno, non esiterebbe più». In ogni caso, in molti sostengono che la crisi dei moderati e l’emorragia di voti del centrodestra non potrebbe essere tamponata se non da un rinforzo proveniente dall’ex presidente di Confindustria. Ma per Piepoli, un ragionamento del genere, quand’anche dovesse rivelarsi corretto, è metodologicamente sbagliato. «Si tratta di fantasie che non possono, fino a prova contraria, essere avvallate. Per il momento, da questo punto di vista, l’unica cosa certa è il successo di Grillo». Che ci consente di ipotizzare come andrebbero le cose se, domani, ci fossero le elezioni politiche. «Prenderebbe il 6 per cento dei voti, su base nazionale. Considerando 40 milioni di cittadini che votano, come base di partenza, potrebbe prendere attorno ai 2,4 milioni di consensi».



Venendo agli altri partiti, dai dati a disposizione è possibile estrapolare anche per essi una proiezione di quanto prenderebbero se domani si andasse a votare. «Il Pdl guadagnerebbe il 22 per cento, La Lega il 6, gli altri partiti di centrodestra il 3; complessivamente, quindi, il centrodestra, se anche la Lega facesse parte dell’alleanza, prenderebbe il 31 per cento delle preferenze. Al centro, invece l’Udc prenderebbe il 9 per cento, Fli il 3, gli altri partiti di centro il 2. Complessivamente, il centro prenderebbe il 14 per cento. A sinistra, il Pd prenderebbe il 30 per cento, l’Italia dei Valori il 5, Sel il 6, gli altri partiti di sinistra il 3. Totale, 44 per cento».



E ancora: «Se Pdl e Udc dovessero unirsi insieme, infine, prenderebbero meno di quanto prese da solo il Pdl alle scorse elezioni. Ovvero, meno del 30 per cento». Ebbene, «queste sono probabilità, che si potrebbero verificare se effettivamente si andasse a votare. Cosa ben diversa dalle fantasie». Secondo Piepoli, anche il timore dell’astensionismo è immotivato. «Dobbiamo tenere debitamente a mente che, in questa tornata elettorale, i cittadini che non sono andati a votare sono stati il 9%; ma nei Comuni chiamati alle urne, la base elettorale corrispondeva a 9 milioni di persone. E 9 milioni di persone sono solamente circa il 20 per cento degli elettori complessivi. Dati del genere non ci legittimano a paventare con certezza il rischio di astensioni di massa». 



 

(P.N.)