«Queste elezioni amministrative hanno certificato le tendenze registrate dai sondaggi dell’ultimo anno e si sono rivelate un potente acceleratore dei processi in atto nel sistema politico italiano». Parola di Antonio Valente, fondatore e amministratore delegato di Lorien Consulting, che illustra a IlSussidiario.net i risultati di una sua recente analisi condotta attraverso un incrocio ponderato dei dati costantemente rilevati dal proprio osservatorio con i risultati elettorali aggregati di quest’ultima tornata elettorale. «Non si tratta comunque di un’“accelerazione” del tutto negativa – prosegue Valente –, perché costringerà tutti coloro che si considerano “classe politica” a rivedere se stessi. Non solo, i dati raccolti lasciano intendere un possibile rilancio della partecipazione politica e creano le condizioni ideali per avanzare nuove proposte politiche».



Quali sono le tendenze confermate dal primo turno delle amministrative?  

Innanzitutto il grande disagio e l’indignazione dell’elettorato nei confronti della classe politica. Una rabbia che si manifesta a tre livelli: da un lato l’astensione (-7% rispetto al 2007) e il rischio che molte persone vadano al di fuori del sistema della rappresentanza, dall’altro la ricerca di soluzioni e “offerte contro-dipendenti” esterne ai due blocchi (dal Movimento a 5 Stelle alle liste civiche). Fenomeni che si sono avvertiti chiaramente anche in Francia e in Grecia.



La frammentazione è quindi una conseguenza?

Certamente. Il dato comunque parla chiaro: i due “partiti contenitore”, Pd e Pdl, rappresentano ormai una quota minoritaria dell’elettorato. Se nelle regionali arrivavano insieme al 60%, oggi sono sotto il 30%. È il segno evidente di un establishment in crisi.
Se guardiamo il bicchiere mezzo vuoto questo significa che i grandi partiti non sanno rappresentare più né le istanze, né la volontà di partecipazione dei cittadini. Il bicchiere mezzo pieno ci dice invece che si apre un spazio per tutte quelle soluzioni che sapranno andare incontro al cambiamento. Insomma, il mercato politico è aperto.
C’è poi un dato interessante che riguarda il governo.



Quale?

L’esecutivo guidato da Mario Monti esce rinforzato dalle elezioni comunali perché i partiti non sono in grado di andare a un nuovo confronto. In pratica, anche se la popolarità del governo tecnico sta scendendo, al momento non esistono soluzioni alternative.

Passando all’analisi dei singoli partiti, come si sono comportati gli elettori del Popolo della Libertà?

A questo proposito i dati sono molto interessanti. Il Pdl ha un bacino potenziale di 7 milioni di elettori. Alle amministrative però solo il 10,7% di questi ha votato effettivamente il Pdl, mentre ha scelto la via dell’astensione una percentuale pari al 7,8%. Non solo, addirittura il 2% di questi elettori potenziali ha scelto il Movimento a 5 stelle di Grillo, mentre i restanti si sono distribuiti sulla restante offerta politica. In pratica, c’è una sostanziale “laicità” di questo elettorato, che non ha sostenuto in massa il suo partito e che proiettato a livello nazionale è valutabile in un 23,8%.

Che scelte hanno fatto invece quelli del Partito Democratico? 

Il trend del Pd è leggermente positivo. Il bacino elettorale è leggermente più ampio di quello del Pdl e sfiora gli 8 milioni. Il tasso di fedeltà è poi decisamente più alto. Il 14,2% ha votato il proprio partito e il 2,7% liste civiche collegate. Molto più bassa l’astensione (3,6%) e la tentazione di votare i grillini (1,5%). Contrariamente a quanto si pensa, quindi, il comico genovese è riuscito a pescare di più nell’elettorato di centrodestra.

Passiamo al terzo partito che sostiene il governo Monti, l’Udc. 

I centristi hanno tenuto, l’astensione dei propri elettori è molto bassa (0,5%) così come la dispersione verso altri soggetti politici. Vediamo poi una Lega “salvata” dal risultato eclatante di Flavio Tosi, confermato sindaco a Verona (il 2,5% del 7,8% nazionale ha effettivamente votato Lega, addirittura il 3,2% le liste civiche collegate al Carroccio). 
Il dato più eclatante però, a mio avviso, è un altro: il Movimento 5 Stelle è la terza forza a livello nazionale, capace di rubare voti a tutte le altre forze politiche italiane. Come abbiamo visto, non tanto al Pd o all’Idv (solo lo 0,4% del 9% rappresentato dall’elettorato dipietrista ha ceduto alle sirene grilline), ma nel campo opposto. Questo significa che i vecchi confini che delimitivano i flussi elettorali sono saltati.

Questo quadro che scenari apre secondo lei?

La configurazione del panorama politico italiano è destinata a cambiare nel medio periodo. Il Pdl, per come lo abbiamo conosciuto, con ogni probabilità non esisterà più. Il Terzo Polo è un esperimento da superare, come ci dicono i suoi stessi fondatori, mentre la sinistra deve ripensare a se stessa, confrontandosi con l’ascesa dei movimenti “contro-dipendenti”.  

Proiettare il risultato di oggi sulle prossime elezioni politiche sarebbe un errore e una semplificazione inaccettabile. Ci saranno sicuramente nuove regole del gioco e nuovi soggetti in campo. Anche il contesto generale sarà mutato, nel bene o nel male. 

Basterà a far ripartire la partecipazione della gente?

L’astensione non deve ingannare. La voglia di partecipazione politica della gente resta molto alta e sarà molto più critica in futuro. Gli italiani non sono alla finestra, ma sulla porta, e chiedono un’offerta politica seria e contemporanea: c’è un grosso capitale politico che aspetta solo di essere investito.

(Carlo Melato)