Umberto Bossi ha acconsentito alla candidatura unica di Roberto Maroni. Il congresso della Lega Nord, annunciato nel momento della crisi più grave del partito, all’indomani delle indagini sul tesoriere Belsito e le accuse ai figli dello stesso Bossi, si avvicina. Un congresso che dovrebbe sancire la rifondazione di un movimento in grave crisi di contenuti, ma soprattutto di immagine, dopo che è rimasto coinvolto in prima persona in storie di soldi pubblici sottratti per interesse privato e quant’altro, proprio quelle cose che la Lega aveva sempre denunciato ai danni di altri partiti o della cosiddetta “Roma ladrona”. Un congresso che era stato lanciato da Roberto Maroni, ma che poi aveva subito una battuta d’arresto quando Bossi aveva dichiarato di avere intenzione di ricandidarsi al ruolo di segretario, quel ruolo a cui aveva rinunciato dando le dimissioni non appena era finito il suo nome nello scandalo Belsito. Adesso però Umberto Bossi fa nuovamente marcia indietro. Ha infatti detto di sì alla candidatura unica al ruolo di segretario della Lega di Roberto Maroni. La notizia non è ancora stata comunicata a livello ufficiale, ma sarebbe fuoriuscita come indiscrezione dalla riunione del consiglio federale che è in atto proprio in queste ore in via Bellerio, sede nazionale del partito a Milano. La notizia infatti che Bossi voleva ricandidarsi segretario non era piaciuta a molti esponenti della Lega, ad esempio il sindaco di Verona Tosi, esponente dell’ala maroniana del partito. Secondo le stesse indiscrezioni che arrivano da via Bellerio la formula con cui si sarebbe trovato un accordo prevede Maroni quale segretario, tre vicesegretari, un vicario che dovrà provenire dal Veneto. Umberto Bossi diventerebbe Presidente fondatore, una carica alquanto onoraria, ma si sa che il parere di Bossi sarà sempre in primo piano qualunque decisione politica debba prendere il movimento da lui fondato. La decisione di candidare Maroni sarebbe stata presa per mantenere l’unità del partito: il congresso è preciso nei gironi dal 30 giugno al primo luglio prossimo.
Appare chiaro dunque il rischio divisione della Lega dopo che lo scandalo tesoriere ne ha minato l’unità. D’altro canto Roberto Maroni era da tempo, ancor prima delle indagini, che stava cercando di imporsi come guida della Lega sostenuto da una parte non indifferente del partito. Il recente tracollo elettorale alle recenti elezioni amminsitrative ha fatto il resto nell’accelelrare la svolta.