Alle ore 15 di oggi pomeriggio in via Bellerio, quartier generale milanese della Lega Nord, avrà luogo un consiglio federale molto importante per il futuro del Carroccio. All’ordine del giorno del massimo organo esecutivo del movimento ci sono infatti le candidature per il prossimo congresso federale di fine giugno.
Il nodo da sciogliere riguarda il destino di Umberto Bossi. Il Senatùr, che aveva annunciato a sorpresa una sua possibile ricandidatura nella passerella del “Lega Unita Day” del Primo Maggio, dovrà decidere se continuare a “resistere”, nonostante il fastidio della base, o se fare un passo indietro in favore di Roberto Maroni.
Tra i maroniani si respira un certo ottimismo. Al fondatore del movimento sarà garantito comunque un ruolo da padre nobile, mentre Bobo potrà consacrare la propria leadership, ormai riconosciuta dalla maggior parte dei leghisti («Sarà naturale una candidatura unica alla segreteria, quella di Maroni», ha dichiarato ad esempio il sindaco di Verona, Flavio Tosi, fresco di riconferma).
D’altra parte, gli annunci dell’ex ministro dell’Interno di questi giorni non sono da semplice triumviro, ma ormai da neo segretario: «L’ossessione dei partiti è andare in Parlamento, per la Lega conta il territorio. Non escludo che al consiglio federale possa anche passare l’ipotesi di non candidarci al parlamento di Roma». E sull’ipotesi di togliere la scritta “Bossi” dal simbolo del partito: «Appartiene al movimento, è parte del patrimonio della Lega. In questi anni lo abbiamo cambiato, anche il simbolo evolve».
Umberto Bossi non è nuovo a sorprese e colpi di scena, ma l’esito del consiglio federale di oggi sembra davvero ormai scritto. Anche l’outsider Mario Borghezio, che ieri aveva annunciato la possibilità di una sua candidatura «nel caso non venga dato spazio alle istanze indipendentiste», appare molto più cauto.
«Come convinto indipendentista – dichiara Borghezio a IlSussidiario.net – chiederò garanzie sull’impegno statutario strategico per l’indipendenza della Padania.
Se non ci fosse chiarezza credo che sia necessaria una candidatura indipendentista. Dal consiglio federale mi aspetto comunque degli impegni precisi e una candidatura unica e chiara. Ovviamente, qualunque cosa accada, Bossi resterà una risorsa storica e morale prima ancora che politica per la nostra battaglia di libertà».