L’imminente “discesa in campo” di Luca Cordero di Montezemolo non ci sarà, né tantomeno verrà concordata con il Popolo della Libertà. La smentita di “contatti preparatori” per la guida di un nuovo “contenitore” di centrodestra da parte di Italia Futura è stata categorica. «Questo dibattito ci accompagna da quando abbiamo iniziato a lavorare, circa tre anni fa – spiega a IlSussidiario.net il direttore dell’associazione, Andrea Romano –. Anche questa volta, come Italia Futura, abbiamo reagito con sereno distacco alle ricostruzioni giornalistiche, continuando a svolgere il nostro lavoro sui temi del dibattito pubblico e politico, ovviamente senza nasconderci».



Direttore, qual è, secondo la sua analisi, il quadro politico europeo in cui dovrà muoversi l’Italia nei prossimi mesi?

A mio avviso, il “rischio greco” deve continuare a essere contrastato, anche per sue le implicazioni sul caso italiano e su quello spagnolo. Come dice Angela Merkel, bisognerebbe smettere di ipotizzare l’uscita della Grecia dall’Euro, perché l’esito potrebbe essere molto pesante.
Allo stesso tempo è evidente che non può essere messa in discussione quella disciplina di bilancio che è richiesta dalla trasformazione strutturale dei sistemi welfare europei che non stanno resistendo alla crisi. La solidarietà europea infatti si conserva solo se le principali economie europee continuano a condividere una disciplina di bilancio.

Sul piano interno, come si presenta l’offerta politica italiana alla vigilia del secondo turno delle elezioni amministrative?



Dal primo turno delle elezioni è uscito un dato fondamentale: un voto antagonista molto forte, che si è manifestato con le percentuali raggiunte dal movimento di Grillo e dall’astensione dei cittadini.
D’altra parte è evidente che una larga fetta di italiani non si sente rappresentata dall’attuale offerta politica. Non parlerei tanto di un’area “moderata” senza patria, ma di un’Italia che pensa che serva una ricetta per tornare a crescere e a cui non basta più una tattica difensivista e declinista. Ecco perché abbiamo lanciato il “Cantiere Italia 2013”.

Di cosa si tratta?



Non è un’operazione politicista, ma un’iniziativa che parte dal presupposto che quando crolla un sistema politico è necessario aggregare quelle forze culturali e sociali che credono che la società italiana si rilanci a partire dalla crescita e dallo sviluppo economico. Un lavoro che portiamo avanti come associazione culturale e che si rivolge alle tante associazioni vive e operanti nel Paese.

Ma quali spazi si potrebbero aprire in una fase in cui lo stesso Casini archivia l’esperienza del Terzo Polo e il Pdl raccoglie un risultato elettorale ai minimi storici?

Non c’è dubbio che una fase storica si è chiusa, sia quella del berlusconismo, sia quella del Terzo Polo, che aggregava delle componenti moderate che a questo fenomeno si erano opposte. 
Vorrei limitarmi però a osservare questo quadro, più che a commentarlo, anche se è evidente che i confini geografici della politica italiana stiano cambiando.

Ma quale sarebbe, secondo lei, lo scenario preferibile per il Paese nel 2013?

Partirei da un dato: il bipolarismo italiano continuerà, anche perché la legge elettorale rimarrà quasi certamente quella che è.
Al di là di questo aspetto, che potrebbe già costituire un fallimento da parte dei partiti, nessuno può dire quale sarà l’offerta politica da qui a un anno. 
Di una cosa però resto convinto: se dovesse rimanere quella degli ultimi dieci anni per l’Italia sarebbe una catastrofe. Il distacco dei cittadini dalla politica potrebbe infatti raggiungere livelli di allarme. 
Per questo continuo a sperare che una novità la renda diversa…

(Carlo Melato)