Si farà o non si farà? Fino a poche ore or sono, si dava come notizia certa la cancellazione del tradizionale raduno di Pontida. Una vittoria dei Maroniani, si diceva; ovvero, la certificazione del fatto che un’era era stata archiviata. Basti riti celtici e simili scempiaggini. D’ora in avanti, si era lasciato intendere dall’entourage maroniano, il movimento punterà sui suoi amministratori e farà politica in maniera seria. Poi, la smentita. Pontida si farà. Ma a luglio, dopo la stagione dei congressi che, salvo imprevisti – comunque, non si possono escludere -, incoroneranno Maroni nuovo segretario. Luigi Moncalvo, giornalista televisivo, già direttore de La Padania, spiega come ogni mistero su Pontida possa risolversi facilmente: «non so chi abbia deciso di farlo saltare/rinviarlo; ciò che è certo, è che lo hanno deciso in molti. Celebrarlo prima della stagione dei congressi non sarebbe convenuto a nessuno». A cominciare da Maroni: «Su quel prato, la tanto attesa consacrazione potrebbe non avvenire affatto. Del resto, Maroni ha paura della folla e sa benissimo che una platea del genere sarebbe tutt’altro che manovrabile. Ci sarebbero i suoi, certo. Ma le truppe cammellate sarebbero portate da entrambe le parti. E, se dovessero fischiarlo anche solo in dieci, i giornalisti presenti amplificherebbero a dismisura l’episodio». I congressi, invece, si celebrano in contesti del tutto differenti. «Nei palasport entrerebbero solo i delegati, sarebbe possibile verificare gli ingressi e gli accediti». Maroni sa bene che non ha ancora il controllo della base e il suo atteggiamento lo conferma: «fa circolare notizie secondo le quali sarebbe invitato, di continuo, in 300 posti diversi, ma di non poter andare mai da nessuna parte per troppi impegni. Salvo nelle sue roccaforti, dove sa che la maggioranza dei partecipanti sono i suoi fedeli». Pontida, per Bossi, rappresenterebbe un rischio minore. «Nel 2004, quando fu colpito da un ictus e in molti lo davano per moribondo, la moglie decise di annullare il raduno. Bossi comunicò a Radio Padania, con un filo di voce, quanto stabilito, a sole 48 ore dall’inizio dell’evento. Manuela Marrone, infatti, intuì che chiunque fosse salito sul palco al posto del marito sarebbe stato immediatamente identificato come il nuovo leader. Ebbene: oggi lo scenario è diverso. Le difficoltà di Bossi sono evidenti. Rischierebbe di essere fischiato per le vicende legate al figlio. Ma non è su un letto d’ospedale». I problemi del Senatur sono ben altri. 



«In questa fase, la politica della comunicazione è fondamentale. Maroni lo sa bene. E dispone di un ufficio stampa efficientissimo». Non si può dire altrettanto del fu capo assoluto della Lega. «Le radio e le tv, a causa dello scandalo legato alla distrazione di fondi per finanziare le spese della famiglia Bossi, quando vogliono contattare un leghista si affidano all’ufficio stampa di Roma. E, da Roma, mandano sempre nelle trasmissioni, tanto per fare un nome, Matteo Salvini, notoriamente maroniano». Il perché è semplice: «Bossi è sempre più isolato. Non dispone di un ufficio stampa, di un portavoce, non è più padrone neppure di dettare il titolo della Padania». 



 

(Paolo Nessi)

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