L’unica cosa certa che è trapelata è stata che il partito ha respinto le dimissioni di Sandro Bondi. Stamattina Berlusconi ha incontrato lo stato maggiore del Popolo della Libertà per fare il punto sulla batosta del centrodestra alle elezioni amministrative. Ai cronisti che gli chiedevano quale sarebbe stato il suo futuro politico, il Cavaliere ha ribattuto lapidario: “Non ho deciso nulla in merito al mio impegno nel partito”. E su una sua eventuale ricandidatura alle prossime elezioni, si è limitato a dire: “Me lo domando anche io”. Più esplicito il titolo del giornale Libero, che oggi in prima pagina ha aperto con queste parole: “Lettera ai vertici del Pdl: dimettetevi tutti”. Ilsussidiario.net ha intervistato Franco Bechis, vicedirettore del quotidiano di Maurizio Belpietro, per chiedergli che cosa si attende dal futuro prossimo del Popolo della Libertà.



Si è parlato di azzerare i vertici del Pdl, ma le dimissioni di Bondi sono state respinte …

Non avrebbe avuto senso che Bondi pagasse per tutti, ma il fatto che si dica no all’unica persona disposta a compiere un passo indietro è il segno del fatto che si preferisce nascondere la testa sotto la sabbia invece di affrontare il problema.



Sono dunque necessarie misure drastiche?

Sì, Libero oggi ha proposto le dimissioni corali, anche per rifondare un partito che evidentemente non è più compreso dal suo elettorato. Alle ultime amministrative chi si identifica nel centrodestra non è andato a votare o ha votato per altri. Quel che si è salvato è stato veramente poco, e anche la vittoria di alcune liste civiche non può essere considerato un segnale realmente confortante. Le civiche infatti sono le persone che le rappresentano, e quindi è difficile che un qualsiasi partito se ne possa riappropriare.

Che cosa accadrà quindi?



È finito il modello Forza Italia/Pdl, che ha avuto la sua storia, i suoi travagli successivi, ma è nato in una situazione eccezionale molti anni fa, nell’unico modo in cui poteva nascere. È stato un “partito del re”, e oggi il “re” cioè Berlusconi non ha più il fascino di prima, anzi c’è il rifiuto di una gestione per cooptazione, con un monarca che si sceglie l’erede e non ha più un autentico riferimento popolare.
Forse per ricostruire il partito bisognerebbe ripartire dal basso, dal proprio popolo di riferimento. Oltretutto un partito che si chiama Popolo della Libertà, pur difendendo qualche libertà, ha smarrito il popolo e bisogna chiedersi perché.

Alfano intanto da giorni ha annunciato “la grande novità” …

Non credo che il vero problema sia quello di riuscire a stupire. L’unica soluzione possibile è quella di ripartire umilmente dalle primarie, per definire la struttura del partito a livello locale e regionale, e scegliere poi i vertici del Pdl a livello nazionale. Quindi si penserà a ciò che andrà fatto in vista della competizione elettorale del 2013.
Ma se non si parte da qui, e anche abbastanza in fretta perché il tempo non è molto, significa che non si è compresa qual è la realtà. I nomi di cui si parla oggi hanno lo stesso difetto di sempre: si pretende di imporre dall’alto dei candidati all’elettorato. Quest’ultimo però ormai è insofferente nei confronti di questo metodo. I cittadini vorrebbero scegliere autonomamente ed essere loro i protagonisti della vita politica. La gente ha voglia di partecipazione politica, non di richiesta di adesione alle scelte di un altro.

 

È ipotizzabile un ritorno al comando di Berlusconi?

 

No, anche perché non è più il Berlusconi di un tempo, la forza d’urto che aveva fa i conti anche con la delusione nel suo elettorato.

 

Da dove nasce questa delusione?

 

Sia dal modo in cui si è governato soprattutto nell’ultima legislatura, sia per la scelta di passare il testimone a Monti e di approvare politiche che erano del tutto contrarie al programma elettorale del Pdl e allo stesso Dna di quel partito.
Oggi Berlusconi non è facilmente spendibile perché è lui, e non Alfano, il simbolo della delusione dell’elettorato del Pdl. Alfano non ha avuto nemmeno grandi possibilità di muoversi, perché per ogni cosa bisognava chiedere al Cavaliere. In ciascuna delle ultime riunioni del Pdl, ogni volta che a qualcuno è venuto in mente di smarcarsi almeno in parte dal governo Monti, ha dovuto fare i conti con la resistenza di Berlusconi. I sondaggi su un partito che porti sul simbolo il nome del Cavaliere affermano che avrebbe un impatto non superiore al 10%, quindi ben diverso da quello che sono state Forza Italia all’inizio e il Pdl poi. È quindi necessaria un’ambizione di ben altro livello.

 

Il patto tra Pdl e Udc ha un futuro?

 

Il vero problema non sono le alleanze elettorali, che oggi sono viste addirittura come un fatto negativo. Sembra molto limitativo che il vertici del Pdl riescano a pensare solo a quelle. Se si hanno le stesse idee è naturale andare insieme, poi gli elettori giudicheranno le scelte compiute.

 

Luca Cordero di Montezemolo può essere la vera novità?

Sono dieci anni che parliamo di una discesa in politica di Montezemolo. Ormai è consunto anche come annuncio, non è più un bambino nemmeno il presidente della Ferrari, e ritengo che una soluzione del genere non abbia più grandi effetti taumaturgici.

 

(Pietro Vernizzi)