In questo periodo di profonda crisi, il principio di sussidiarietà è spesso citato non solo come una possibile via per uscire da questa situazione che sta assumendo tinte sempre più drammatiche, ma anche per ricostruire una società più solida e giusta e, pertanto, più rispondente ai bisogni del popolo.
Il punto critico rimane come evitare che la sussidiarietà rimanga una semplice dichiarazione di principio, senza effettivi risvolti nella realtà. Per evitare che questo accada, occorre che le persone e le loro aggregazioni, a partire dalle famiglie, si muovano ed agiscano in tal senso. È necessario però che anche le istituzioni si facciano parte attiva per, come dice lo stesso termine sussidiarietà (subsidium afferre), promuovere e aiutare questi movimenti che sorgono dal basso. È quanto si cerca di fare in Abruzzo.
Il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, alla sussidiarietà ha sempre creduto. Tanto da farne uno dei punti cardine del suo programma di governo e da prevedere una delega a sé, ricompresa nelle sue stesse competenze. L’istituzione di un’apposita Commissione, annunciata in una conferenza stampa il 23 maggio scorso, rappresenta, quindi, la concretizzazione di una felice intuizione.
Chiodi è il primo Governatore del Mezzogiorno a dotarsi di uno strumento ad hoc che, come ha avuto modo di osservare in sede di presentazione, lavorerà gratuitamente ma con forte motivazione, per agevolare proprio l’attuazione del principio di sussidiarietà. “Sebbene non voglia dare un giudizio di valore – sostiene il presidente Chiodi – non posso non rilevare come il modello sociale europeo sia completamente saltato. Lo dimostrano chiaramente le percentuali sulla disoccupazione, 35 per cento in Europa, con un picco del 50 per cento in Spagna. L’indebitamento è elevatissimo e non più sostenibile. Ecco perché è necessario promuovere forme di sussidiarietà che rimettano al centro dell’agire umano il singolo, la famiglia, l’associazionismo in qualunque sua espressione. In breve, affiancare alla sussidiarietà verticale, quella prevista dall’articolo 118 della Costituzione, quella orizzontale, che responsabilizza dal basso”.
Per Chiodi la sussidiarietà ha il merito di “opporsi allo statalismo; di privilegiare la cultura della responsabilità personale ed individuale; di coinvolgere la cittadinanza attiva nel governo del territorio; di dare una risposta netta al voto di protesta, all’antipolitica di questi giorni, che nasce dalla non consapevolezza dei diritti e dei doveri della persona; di sostituire il mero assistenzialismo dello Stato a forme di gestione collaborativa e propositiva”.
La Commissione per la sussidiarietà della Regione Abruzzo è composta da Vincenzo Bassi, Dario Chiesa, Flavio Felice e Gabriele Rossi, tutti professionisti in qualche modo legati al territorio, determinati a riportare alla ribalta la prima forma, quella ancestrale, di società, la famiglia.
A “Sussidiarietà, famiglia e sviluppo economico” è dedicato un convegno in programma sabato 26 maggio, a Vasto (Chieti), cui daranno il proprio contributo di idee e competenze, oltre ai componenti la Commissione ed al presidente Chiodi, autorevoli voci della Chiesa e dell’associazionismo impegnate, appunto, nel restituire all’uomo ed al suo nucleo affettivo quel protagonismo, anche pratico, mancato proprio perché colpevolmente delegato ad altri.
Sussidiarietà, dunque, ripartendo dalla famiglia, per il Governatore dell’Abruzzo “soggetto affidabile, non solo sociale ma anche economico/produttivo, da cui ogni forma di Stato ha avuto origine, fonte di valori, e prima forma aggregativa che offre servizi alla persona e che li riceve, in un do ut des che dovrebbe permeare ogni comunità, ogni forma di convivenza civile. La più alta”.