Non si capisce se la proposta del Pdl sul presidenzialismo sia figlia della pia illusione di Berlusconi e Alfano di essere ancora centrali nel dibattito politico, o viceversa della consapevolezza di un sicuro insuccesso della stessa, e dunque sia stata pensata al solo scopo di mandare all’aria tutta la trattativa sulla legge elettorale. Ma neanche questa seconda ipotesi sembra convincente: come si può pensare che di questi tempi il Pdl punti a votare con questo sistema elettorale, in grado di regalare un vantaggio enorme al primo partito, con il premio di maggioranza alla Camera? O pensa, il Pdl, di poter rimontare in un anno tutti i punti di svantaggio che si ritrova?



Più semplicemente si tratta forse di un tentativo per rimettere insieme le varie componenti del Pdl su una proposta in grado di far ritrovare pace all’area ex An, in grave fibrillazione, che al presidenzialismo ha sempre puntato, creando per converso un certo scompiglio nel Pd che al suo interno conta molti filo-presidenzialisti.



Come che sia è davvero difficile pensare che il colpo di teatro possa rivelarsi qualcosa di più concreto, non c’è il tempo, non c’è il clima, e soprattutto – sento dire da molti – non è particolarmente legittimato questo Parlamento a modificare in profondità la Costituzione, se solo si pensa al funzionamento dell’abnorme premio di maggioranza della Camera, finalizzato alla governabilità (anche se molto discutibile nella sua entità), ma che altera le reali rappresentanze dei partiti.

Stupisce, per completare il quadro, l’assordante silenzio dell’Udc, indice di una fase di grande dubbio e smarrimento del leader e di uno smarrimento ancora maggiore di tutti gli altri dirigenti che – tacendo Casini – non se la sentono di dire alcunché prima di capire dove si vuole andare a parare.



Casini in realtà sarebbe interessato a un serio rassemblemant verso un Ppe italiano, ma questa ridiscesa in campo del Cavaliere rappresenta un potente disincentivo per lui e lo induce – per ora – a negarsi agli uni (Pdl) e agli altri (Pd), sperando di poter avviare una proficua campagna di alleanze al centro, guardando a Montezemolo o ad attuali ministri come Passera o Riccardi. 

Nel frattempo la navigazione parlamentare dell’Udc non sembra particolarmente determinata, come confermano le contorsioni sulla legge anti-corruzione che ha visto spaccata la strana maggioranza divenatata BBC, con la prima B prende il posto della A di Alfano, per il plateale rientro in gioco del Cavaliere.

Ma con l’attuale delegittimazione che vivono tutti i partiti l’unica proposta, destinata a prendere corpo, è quella di dar vita, in parallelo all’elezione del nuovo Parlamento, fra un anno, a un’assemblea Costituente su base rigidamente proporzionale, per fotografare la vera rappresentanza dei partiti, come ai tempi del Dopoguerra. A ben vedere sarebbe l’unica vera idea ambiziosa, per ridisegnare la nostra Costituzione, al riparo dal tira e molla parlamentare e delle alchimie delle leggi elettorali in vigore o prossime venture.