Il Pdl è sofferente. Nessuno, neanche i più oltranzisti berlusconiani, salvo rare eccezioni, riesce a negare seriamente il suo stato di salute. Dall’essere il primo partito d’Italia, è crollato, secondo gli ultimi sondaggi, al 18%. Al suo interno serpeggiano invidie, malumori, suggestioni da resa dei conti. All’alchimia mefitica contribuisce, pare, lo stesso Berlusconi. Pare, per carità. Lui nega. Ogni voce che non incensi adeguatamente il Pdl la attribuisce alla malafede della stampa. Se però tutto l’informazione, compresa quella di sua proprietà, racconta della sua disaffezione verso il proprio partito, della volontà di abbandonarlo al suo destino per inventarsene un altro, della poca stima nutrita nei confronti di Alfano e dell’ultima proposta sulla legge elettorale come l’estremo tentativo per tornare in sella, un motivo ci sarà. Ilsussidiario.net ha fatto il punto con l’onorevole Giorgia Meloni, già ministro per le Politiche giovanili. A partire dai presunti contrasti Berlusconi e Alfano: «Non mi risulta che i loro rapporti siano peggiorati. Né che Berlusconi intenda scaricare il segretario», dice. Eppure, si parla da tempo di un direttorio per affiancarlo alla segreteria del partito. Ne farebbero parte Frattini, la Gelmini, Fitto, Lupi e la stessa Meloni. A seconda del punto di vista, rappresenterebbe per Alfano un rinforzo utile a governare effettivamente il Pdl senza la zavorra dei coordinatori La Russa e Verdini; o un commissariamento imposto dallo stesso Berlusconi. Qualcuno li ha malignamente chiamati i “badanti”. «Francamente – dice la Meloni -, non ne so nulla. Mi sembrano, semplicemente, indiscrezioni giornalistiche. Oltretutto, già smentite più volte dal Pdl e dallo stesso segretario». In ogni caso, l’onorevole ammette che «il fatto che la situazione del partito, in questo momento, non sia facile è sotto gli occhi di tutti». La Meloni, in tal senso, è convita che sia opportuno prestare attenzione a diverse istanze di rinnovamento che sono emerse in questi giorni. «Di sicuro, in questi giorni, c’è stata grande attenzione nei confronti delle iniziative movimentiste. Tutti percepiamo, del resto, la necessità di interrogarsi su cosa non abbia funzionato per correggerlo. D’altro canto, va riconosciuto il fatto che nel Pdl esiste una classe dirigente che si è formata sul territorio, che è cresciuta a pane e consenso. Persone capaci, oneste, credibili e giovani che in questa fase possono fornire un contributo fondamentale al rilancio del partito». Sembra la descrizione dei formattatori. «Non mi riferisco necessariamente solo a loro. Il dato generazionale, che pure è importante, non può sfociare nel giovanilismo fine a se stesso. Credo, in ogni caso, che è salutabile sempre con simpatia ogni iniziativa volta a migliorare lo scenario». Nel merito, i formattatori auspicano l’azzeramento dei vertici del Pdl. Hanno fatto sapere che, se realmente ci saranno le primarie, voteranno Alfano e non Berlusconi. «Non credo – replica la Meloni – che la soluzione consista nel rimuovere i dirigenti che ricoprono alcuni incarichi per sostituirli con altri. C’è un problema di sistema e di contenuti. Continuiamo, cioè, a parlare di cose di cui alla gente non frega nulla. Come, ad esempio, delle alchimie di palazzo quando, invece, ci sono problemi molto più seri, legato alla crisi economica». Anche altri elementi hanno contribuito alla disfatta elettorale delle scorse comunali. «Paghiamo il sostegno e Mario Monti. E, come gli altri partiti, un allontanamento dei cittadini dalla politica motivato, tra le altre cose, da questioni come quella relativa alla nomina dall’alto dei parlamentari. Credo, ad ogni modo, che col senno di poi avremmo fatto meglio ad andare ad elezioni il giorno dopo che Fini lasciò maggioranza, impedendo, così, di aver i numeri per fare le riforme».
Resta da capire come abbia inciso il silenzio di Berlusconi degli ultimi mesi. Nei quali è pressoché scomparso dalla scena pubblica. «Non mi pare che Berlusconi si sia chiuso dentro una botola negli ultimi mesi. Ha fatto quello che doveva fare. Abbiamo un segretario politico che svolge, ovviamente, il suo lavoro e guida e gestisce il partito. E lo fa con il supporto del presidente Berlusconi. Che, con tante iniziative, è stato vicino ad Alfano, portando avanti le proprie proposte. Quella sul presidenzialismo è solo una della tante poste sul piatto. E’, certamente, importante ma non l’unica. Tuttavia, occorre ammetter che abbiamo un problema di credibilità della politica, giudicata obsoleta, inconcludente, succhia risorse in cambio delle quali non dà nulla. Il tema delle riforme istituzionali, quindi, è imprescindibile».