I vertici del Pd, alla direzione nazionale del 4 giugno (si sarebbe dovuta tenere ieri ma è stata rinviata per il terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna) avranno non poche gatte da pelare. Tanto per cominciare, infatti, non potranno procrastinare in eterno la questione delle alleanze. Pochi mesi ancora, e l’attuale legislatura giungerà al termine. La direzione del 4, al massimo, la prossima, dovrà indicare la rotta. Che, con ogni probabilità sarà pressoché obbligata. Peppino Caldarola, raggiunto da IlSussidiario.net, spiega, infatti: «Se, come sembra, la legge elettorale resta invariata, la foto di Vasto acquisterà sempre più attualità. Il Porcellum, infatti, spinge verso una coalizione con Sel e con Di Pietro. Oggi, un partito che non si accorda sin da subito per costituire una coalizione ha ben poche chance di andare il governo. Nessuno, singolarmente, supera il 30 per cento. Quindi, per raggiungere standard accettabili, è necessario allearsi. Oltretutto, il sistema vigente, prevede un premio elettorale al quale non si può rinunciare». Un patto con Casini appare sempre più irrealistico. «L’alleanza con il centro è stata ricercata da Bersani con insistenza. Ma Casini, finora, si è reso indisponibile e difficilmente da qui a breve cambierà posizione». Ancora meno probabile è l’accordo con Beppe Grillo. «La sua forza consiste nell’andare da solo. Non avrebbe alcun interesse ad allearsi con il Pd perché perderebbe la sua carica antisistema. Dal canto suo, il Pd, deve evitare il ripetersi dell’errore del 2006, quando fu messa in piedi un’alleanza utile esclusivamente a vincere le elezioni, ma talmente eterogenea da rendere impossibile governare. Tanto più che, com’è presumibile, il nuovo governo si troverà in una situazione non particolarmente dissimile dal’attuale». Sempre in tema di alleanze, sta prendendo sempre più piede l’idea di apparentarsi con delle simil-liste civiche. «In tal senso, nel Pd, si sta sviluppando un certo dibattito. La componente che fa capo a Stefano Fassina è contraria all’idea di Scalfari di affiancare al Pd una lista che faccia capo all’area di Repubblica. Sostiene, infatti, che una lista di personalità del mondo mediatico e dell’informazione metterbbee il partito sotto una sorta di tutela culturale, cosa che confermerebbe il suo complesso inferiorità.
L’ala veltroniana, invece, che ha l’obiettivo di sbarrare la strada a un ritorno socialista, spinge, invece, in questa direzione». Ci sono altre ipotesi. «Si sta facendo avanti la proposta di un quarto polo, di cui farebbero parte i professori guidati da Paul Ginsborg e una lista Fiom; inoltre, non è ancora tramontata la suggestione della lista dei sindaci del Sud, come Emiliano o De Magistris. 



Si tratta, in sostanza, di un mondo in movimento. Il campo vede profilarsi la presenza di molti attori e il Pd deve decidere che strada seguire». L’ultima questione che sarà affrontata nel corso del vertice del partito sarà la  posizione da assumere sulla sortita berlusconiana, di istituire un doppio turno alla francese e di introdurre il presidenzialismo. «L’ipotesi – dice Caldarola – sarà lasciata cadere. Per il semplice fatto che nessuno crede che sia praticabile, benché sia stata, in certe fasi, addirittura quella prevalente tra le fila del centrosinistra. Nessuno pensa, infatti, che valga la pena imbarcarsi in un dialogo di questo genere a soli dieci mesi dalla fine della legislatura». 

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