Se la “novità epocale” del Pdl per ora si è limitata all’invito al dialogo rivolto a «moderati, innovatori e liberali» e alla proposta di una riforma semi-presidenziale “alla francese”, sul piano interno la bagarre continua. «Le anime sono essenzialmente due – spiega a IlSussidiario.net il giornalista Fabrizio D’Esposito –. Da un lato la nomenclatura che cerca di resistere e immagina un futuro senza Silvio Berlusconi, dall’altro i cosiddetti “falchi” che sognano di cavalcare l’anti-politica. Uno scontro acceso che ultimamente ha visto pubblicamente contrapposti Cicchitto e la Santanché, con il coinvolgimento anche dei “giornali d’area”. D’altra parte il primo è fermamente contrario sia all’azzeramento dei vertici, sia all’ipotesi di una lista civica nazionale, un progetto nel quale la pasionaria berlusconiana crede fortemente. Sullo sfondo c’è poi lo sterile dibattito sulla possibile nascita di un direttorio che affiancherebbe Alfano e le disquisizioni tecniche sul presidenzialismo».



Nel frattempo i sondaggi non sono particolarmente positivi.

Tutt’altro, i più ottimistici danno il Popolo della Libertà al 19%, ma c’è anche chi dice che non andrà oltre il 15%. In un contesto di questo tipo il mal di pancia degli ex An, sempre più tentati di fare qualcosa di destra, continua.
Di certo non sarà una segreteria operativa di quarantenni costruita attorno al segretario a segnare la svolta o a tranquillizzare le anime più inquiete. Anche se le prime teste che potrebbero rotolare sono quelle del vecchio triumvirato. Al di là di Bondi che si è già dimesso due volte, La Russa e Verdini non rientrano più nei piani di Berlusconi e in questi mesi sono stati solo un peso per Alfano.



Il Cavaliere punta tutto sulla sua candidatura a Capo dello Stato in un’ottica di elezione diretta?

Vedendolo in conferenza stampa in realtà ho avuto l’impressione che non fosse contento di essere lì. Sembrava più che altro costretto dagli eventi e dalle polemiche a dare un segnale di unità. All’atto pratico mi sembra poi molto difficile che si riesca a portare a termine una riforma di questo tipo, anche se a Berlusconi questa prospettiva evidentemente interessa. Il fatto che sia comunque ancora in campo è un macigno sulla confederazione dei moderati.

Casini e Montezemolo non hanno risposto all’appello.



Luca Cordero di Montezemolo dà l’impressione di voler scendere in campo da solo per aggregare in una seconda fase, mentre il leader dell’Udc sembra ancora intenzionato ad assorbire spezzoni di governo tecnico, da Passera a Riccardi. Più volte hanno fatto capire che un centrodestra ancora dominato da Berlusconi non gli interessa. 

Lo stesso vale per la “nuova Lega” di Maroni?

Non credo che il problema del Carroccio in questa fase sia il Pdl. Il partito di Bossi, a quanto dicono i sondaggi, sconterà diversi anni di Purgatorio. L’obiettivo primario dell’ex ministro dell’Interno sarà presumibilmente la sopravvivenza. Oggi il vecchio “asse del Nord” rischia di valere il 20%. 
D’altra parte il ciclone Grillo ha completamente stravolto lo scenario politico. Prima delle amministrative si parlava del trio Abc, di inciucio e di larghe alleanze. Oggi quel che resta dei partiti procede in ordine sparso. E nell’attesa di grande idee si discute di semipresidenzialismo…