“Ci sono altre priorità rispetto alle coppie gay e ai matrimoni tra omosessuali”. A dirlo è stato l’esponente del Pd Giuseppe Fioroni in una intervista rilasciata ieri al quotidiano Avvenire. Queste priorità per Fioroni sono il fisco, l’occupazione, le misure per la crescita. Parole rilasciate dopo la dichiarazione di pochi giorni fa del segretario del suo partito, Bersani, che invocava una legge sulle unioni omosessuali, dicendo che sarebbe l’ora di finirla con “il Far West” in cui verserebbe l’Italia su questa tematica. Per nulla d’accordo con il suo segretario, nell’intervista all’Avvenire Fioroni lancia un secco no a Bersani, dicendosi pronto a candidarsi alle primarie del Pd se Bersani dovesse dimenticare davvero le priorità di cui ha bisogno la gente. Una presa di posizione che rilancia un problema destinato a uscire allo scoperto ogni volta che si toccano questi temi, quelli dei valori non negoziabili, e cioè la presenza dei cattolici nel Pd. Contattato da IlSussidiario.net, Fioroni chiarisce di non aver avuto l’intenzione di lanciare una candidatura in alternativa a quella di Bersani: “Ho assunto questa presa di posizione ferma per impedire il solito refrain di una campagna elettorale su posizioni che non trovano corrispondenza nel vero, dando la sensazione che non si possa stare da cattolici nel Pd perché le posizioni del Pd sono altre. Credo e mi auguro” ha aggiunto ” sia la posizione che vorrà assumere Bersani”. L’ex ministro dell’Istruzione trova anche il tempo di fare una battuta su un argomento che rischia di diventare assai caldo nei prossimi giorni (“Sta diventando un caso nazionale su Twitter” dice), ma è serissimo quando sottolinea la sua posizione: “Questa posizione è la stessa differenza che corre fra la democrazia e la demagogia”. 



Onorevole, vorremmo che ci spiegasse meglio la sua posizione rispetto a quella di Bersani.

La mia posizione è molto chiara. In merito a questa vicenda io sono da sempre a favore di norme che possano garantire i diritti delle persone che a qualunque titolo convivono come diritti inalienabili. 

E i matrimony gay?

Mi faccia spiegare. La mia è una posizione che dice sì ai diritti civili da riconoscere e dice no ai matrimoni gay e all’eutanasia. Per dirla con una battuta è la differenza che corre fra la democrazia e la demagogia, cioè una grande cosa di civiltà.



La sua posizione però ovviamente ha dei riscontri politici. 

Dal punto di vista politico io credo che non possa iniziare la Terza Repubblica con una strumentalizzazione basata sul fatto che alcuni valori molto cari ai cattolici, e parlo dei valori non negoziabili, vengono usati da parti politiche precise.

Ad esempio? 

Parlo di quanto è successo con la destra in questo Paese, che li ha usati come specchietto per le allodole relegando l’impegno dei cattolici solamente alla vigilanza dell’enunciazione di quei valori senza alcun riscontro dal punto di vista sociale, economico o etico. 



Lei ha detto che è pronto a candidarsi alle primarie del Pd se Bersani dovesse fare veramente della legge sulle unioni omosessuali una priorità programmatica del Pd.

No, io ho detto la mia posizione. Ritengo che Bersani possa riassumere in sé questa posizione di merito evitando la strumentalizzazione che fa dire ancora una volta che il centrosinistra vuole i matrimoni gay e una deriva eutanasica, ponendo quasi un discrimine nei riguardi dei cattolici e dei moderati. Cattolici che in molti, delusi da Berlusconi, possono votare il centrosinistra rimanendo sulle loro posizioni. Quindi la mia non è una visione da medioevo o una visione omofonica.

Come la dovrebbe intendere un elettore di centrosinistra? 

Io intendo semplicemente far sì che diritti civili e matrimoni gay siano due cose diverse, eutanasia e accanimento terapeutico altre due cose diverse e impedire che si crei una strumentalizzazione che trasformi posizioni personali in posizioni di fatto non tollerabili dall’andamento del sistema.

 

Cosa ne pensa di quanto ha detto Roberto Formigoni su Twitter, che i cattolici  del Pd dovrebbero lasciare il partito dopo le parole di Bersani?

 

Penso che ciascuno di noi sappia bene che queste non sono battaglie ideologiche o da fare su posizioni contrapposte. Io credo che vada perseguito il bene comune; questo vuol dire realizzare una posizione che tuteli i diritti civili di chi convive, e soprattutto dei dritti negoziabili, e che non parli dei matrimoni gay e di eutanasia. Credo che questa  sia la posizione che onestamente mi sento di difendere.

 

Una posizione che però sembra essere in contrasto con quella di Bersani.

 

Ho deciso questa ferma presa di posizione per impedire il solito refrain di una campagna elettorale attestata su posizioni lontane dal vero, dando la sensazione cioè che non si possa essere da cattolici nel Pd perché le posizioni del Pd sono altre. Sarebbe un errore. Credo e mi auguro sia la posizione che vorrà assumere Bersani. 

 

Ha ricevuto da lui qualche commento, qualche reazione?

 

No, al momento no.

 

Ritiene che come già accaduto in passato sul tema dei valori non negoziabili ci potrà essere in futuro una posizione trasversale unitaria dei cattolici nei vari schieramenti?

 

Credo che su queste tematiche non ci debba essere uno schieramento trasversale dei cattolici. Queste infatti  sono temi sui quali le famiglie italiane, ognuna di esse, hanno la propria opinione. Credo che temi come la vita e la morte, come la concezione di matrimonio e di famiglia siano affidate alla libertà di coscienza individuale. Libertà che deve esser valida per tutti i cittadini e anche di tutti i parlamentari non solo quelli cattolici.

 

Cambiando argomento, come giudica lo svolgimento del caso Lusi dopo che la Commissione del senato ha dato il via libera al suo arresto?

 

La posizione del Pd è una posizione chiara, netta e trasparente che separa in modo preciso l’uso dei soldi fatto per la politica da quello fatto per appropriazione indebita. 

 

Come giudica invece quanti in questi ultimi giorni parlano di un governo Monti agli sgoccioli?

 

Con la situazione economica dell’Italia, della Spagna e dell’Europa e con la crisi che sta vivendo l’euro è da irresponsabili pensare che il governo Monti debba finire a ottobre. Questo vuol dire chiamare tutte le forze politiche a un surplus di responsabilità perché il governo dovrà prendere delle scelte forti. Ciò impone al governo di fare e fare bene, perché essere messi in condizioni di non fare produce un grave danno.