Beppe Grillo ha concesso la seconda lunga intervista dopo le ultime elezioni amministrative. La prima l’aveva data a Gianantonio Stella del Corriere della Sera, uno dei due autori de La Casta, questa volta il giornalista scelto è Marco Travaglio de Il Fatto. Grillo si centellina per i mass media. Si butta via in analisi e commenti ogni giorno nel suo blog e sulla rete ma conosce perfettamente il meccanismo del nostro mondo: negarsi aumenta la stima. Soprattutto dei giornalisti, che poi sono quelli che chiedono. Anche in questo Grillo è simile a Berlusconi: entrambi considerano la maggioranza dei cronisti e dei commentatori tendenzialmente servi, “pennivendoli” come diceva il Duce, gente mossa sempre da interessi inconfessabili, e non esponenti di una funzione indispensabile della democrazia, il controllo pubblico, per conto dei cittadini. Stentano a reggere un dibattito con la libera stampa. Gli fa venire l’orticaria.
E così Grillo, come faceva Berlusconi, si sceglie i giornalisti di riferimento, vicini a lui o che ritiene siano degni di interloquire con lui: l’autore de La Casta, il direttore del Fatto… Inevitabile che in queste lunghe interviste non ci sia un vero contraddittorio sulle idee di fondo e le contraddizioni del Grillo pensiero. Fatale. Sono comizi (Grillo, come Berlusconi, quando trova una battuta giusta, la ripete in tutte le piazze), dove sono sintetizzate posizioni importanti, ma non c’è, direbbero i vecchi comunisti, vero dibattito democratico. Confronto tra posizioni. Scontro di idee.
E’ vero (anche qui come Berlusconi e soprattutto Bossi) la politica degli ultimi anni ha quasi perso il contatto con il sapere e in genere l’intelligenza. Grillo è di una povertà culturale disarmante. Non si tratta qui di criminalizzare il suo essere stato comico. Ronald Reagan era uno scarso attore di Hollywood ma è stato un grande Presidente americano. Piuttosto è l’amara conclusione che si trae da questa interessante intervista. Le grandi scelte ( al di là di quelle ambientaliste) sulla politica economica, sulle tasse, la politica degli sgravi, le famiglie, sulla legislazione in materia di morte e vita, sul welfare, l’istruzione, i giovani, il lavoro eccetera non ci sono. Vuoto assoluto. Si accenna a grandi referendum propositivi. Mah.
Ci sono il risentimento e l’odio verso i politici. La profonda avversione alla Tav. Qualche contraddizione su come gestire i rifiuti… e la grande voglia di sostituire quelli che siedono a Montecitorio coi “cittadini”. Aspirazione rivoluzionaria, legittima e insieme velleitaria. Detto questo, Grillo avrà un grande seguito nel Paese drogato dalle scorciatoie del populismo e della demagogia. E asfissiato da partiti e leader politici ormai bolliti come capponi natalizi. La semplificazione del Vaffanculo day è comica ma anche tragica. Il contrario della assunzione di responsabilità e della politica come servizio per il bene comune.
Ma per ora l’unica alternativa a Grillo, piaccia o non piaccia, è il professor Mario Monti. Simul stabunt, simul cadent, dicevano i latini. Come nella tesi e antitesi hegeliana sono i due politici del futuro. Anzi i due veri anti politici del futuro. Con le Banche e contro le Banche. Con l’euro e contro l’euro. Con le tasse e contro le tasse. Con la Tav e contro la Tav.
In una sigla: BSI, Bipolarismo Semplificato all’Italiana.
Su un punto infatti l’intervista di Travaglio a Grillo è fenomenale: nel dipingere come la vecchia politica si agiti con le liste civiche, inseguendolo pateticamente sul terreno della assenza di partito. Repubblica con Saviano, molti del Pd con Renzi e il Pdl ridotto alla violenza da salotto della Santanché…
Fanno le primarie, ma dovrebbero tornare all’asilo. O a casa. E qui il Grillo del Vaffa prevale in ognuno di noi…