Alcuni uomini di cultura e docenti universitari, hanno affermato, sottoscrivendo un documento-lettera, pubblicato dal Corriere della Sera: “Oggi è possibile un accordo virtuoso tra i riformisti di questo Paese”, sul presidenzialismo e il doppio turno. Dopo la proposta, giudicata da alcuni “estemporanea” di Silvio Berlusconi, si pone di nuovo il problema della riforma elettorale e di un assetto istituzionale diverso. I docenti universitari affermano: “Le forze politiche hanno ormai solo quest’ultima chiamata, è a loro che ci appelliamo consapevoli della gravità del momento”. Quindi persone come Alessandro Campi, Francesco Clementi, Carlo Fusaro, Giovanni Guzzetta, Ida Nicotra, Andrea Romano, Giulio Salerno e Sofia Ventura sostengono: “Il Pdl ha lanciato una proposta: presidenzialismo alla francese con elezione a doppio turno di collegio”, “il Pd da tempo sostiene il sistema elettorale a doppio turno, per il quale si rende oggi disponibile anche il partito di Angelino Alfano”, mentre “Gianfranco Fini ha recuperato il suo antico cavallo di battaglia ed espresso il sostegno al modello francese”. “L’accordo virtuoso – sostengono questi docenti universitari – può essere quindi raggiunto, i tempi tecnici ci sono e pare che la volontà politica stia prendendo forma”. Tocca alla politica, concludono, rispondere “all’ultima chiamata”. C’è quindi la possibilità di una svolta politica-istituzionale in quest’ultimo scorcio di legislatura? Lo abbiamo chiesto per IlSussidiario.net al professore Augusto Barbera, un grande giurista, docente di diritto costituzionale all’Università di Bologna, ma anche una persona che conosce molto bene il mondo politico, uno che “mastica politica”. E’ stato parlamentare dal 1976 al 1994, persino, per poco tempo, ministro per i Rapporti con il Parlamento nel governo Ciampi, occupandosi principalmente di problemi istituzionali. Aveva fatto parte della Commissione del liberale Aldo Bozzi nel 1983, poi nel 1992 è stato vicepresidente della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali, presieduta da Nilde Iotti. Oggi, Augusto Barbera, è direttore della rivista “Quaderni costituzionali. Rivista italiana di diritto costituzionale” edita da “Il Mulino”. Insomma un “tecnico”, un “competente”, ma con una grande esperienza politica.



Professor Barbera, che cosa ne pensa di questa proposta?

Prima di entrare nel merito, vorrei precisare che i tempi tecnici ci sono. Se c’è la volontà politica, perché soprattutto di questo si deve ragionare, in quattro mesi una riforma del genere, con i passaggi costituzionali che comporta, si può realizzare. Ma il problema è di volontà politica.



Ma la proposta la convince?

Da una vita ho sempre cercato di lavorare per un sistema bipolare, con partiti forti e ben strutturati, ben organizzati. Tanto per intenderci, avevo come riferimento il “modello Westminster”. Non sono contrario al fatto che il leader del partito che vince le elezioni diventi il premier. Noi abbiamo sempre avuto di fronte il problema di un parlamentarismo che sbandava verso un modello assemblearistico, dove alla fine diventa complicato governare. In fondo la riforma del “Mattarellum” cercava di correggere questa situazione.

Lo sviluppo del bipolarismo italiano è stato però pasticciato.

Lo ha inaugurato Berlusconi il nostro bipolarismo, con una frammentazione delle forze politiche che di certo non lo favoriva. Alla fine si è arrivati anche al “Porcellum”.Il risultato è sotto gli occhi di tutti.



Ma guardando al modello francese, il doppio turno ad esempio che funzione potrebbe avere?

Il doppio turno evita indubbiamente la frammentazione. I francesi hanno fatto correzioni importanti in questi anni nel loro sistema. Innanzitutto il presidente della Repubblica viene eletto ogni cinque anni e non più ogni sette. Inoltre, dopo la votazione per il presidente, hanno messo vicino, subito dopo, le elezioni legislative. Questo evita quella che si chiamava “coabitazione”, cioè un presidente della Repubblica di uno schieramento e un primo ministro di un altro schieramento. Un fatto che ad esempio il Pd, la sinistra italiana, non vedeva bene. Di fatto, oggi il sistema francese con il doppio turno, evita la frammentazione politica, e con le elezioni legislative ravvicinate garantisce un effetto di traino, un effetto trascinamento che evita la “coabitazione”. Difficile che nel giro di due mesi possa cambiare una maggioranza di consensi.

Quindi lei ci sta facendo un pensiero a questa soluzione?

Come le ripeto ho sempre guardato a un altro modello, come le dicevo prima. Diciamo che ci sto pensando, mi sto interrogando. Al momento in Italia partiti non sono per nulla forti e strutturati, come io speravo. Mettiamoci anche il fatto che “c’è Grillo alle porte”. Un pensiero, un ragionamento occorre pure farlo.

Lei parlava soprattutto di volontà politica in una riforma di questo tipo.

Il passaggio fondamentale è sempre questo. Io ho la sensazione che, nonostante la possibilità di realizzarla per i tempi tecnici, non si riesca a farla. Occorre vedere che cosa ha intenzione di fare il Pd, alla Camera soprattutto. O il centrosinistra ha un autentico colpo di reni, oppure può fare dei calcoli di diverso tipo. In una situazione come questa, il cosiddetto “porcellum” avvantaggerebbe il centrosinistra. Quindi il ragionamento costituzionale potrebbe passare in secondo linea e essere rinviato.

(Gianluigi Da Rold)