Anche il professore dovrà dimostrare di aver fatto i compiti. Il 28 giugno, a Strasburgo, Mario Monti dovrà spiegare all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa cos’ha fatto per lo sviluppo del nostro Paese. Da quell’appuntamento in avanti non ci saranno molte altre occasioni per decidere su che binari instradare l’Europa, onde evitarne il collasso. Giocarci la credibilità, quindi, presentandoci il 28 a mani vuote, significherebbe perdere ogni chance di far parte della partita. Non potremmo, cioè, aver voce in capitolo sulle scelte che determineranno il futuro dell’Unione, ma solo subirne le conseguenze. Abbiamo chiesto a Luciano Violante quali scenari si prefigurano. 



Crede che faremo in  tempo a varare le riforme necessarie?

La riforma del mercato del lavoro, ovvero il provvedimento più atteso dagli organismi europei, sarà approvato in tempo utile per il vertice del 28 giugno.

Non crede che il Pdl, che soffre in maniera particolare l’appoggio al governo, possa, all’ultimo, fare qualche “scherzo”?



Il Pdl, in questa fase, è diviso. Credo, tuttavia, che la sua maggioranza terrà fede agli impegni assunti.

E’ possibile che Monti possa recare in dote anche il decreto sviluppo?

Occorrerebbe conoscerne i contenuti nel dettaglio e la versione definitiva. Tuttavia. In Cdm è stato approvato con la formula “salvo intese”; questo significa che è  ancora suscettibile di modifiche.

Perché, in ogni caso, Monti non può permettersi di presentarsi in Europa a mani vuote?

L’Italia sta chiedendo con insistenza provvedimenti che sostengano lo sviluppo e  rilancino la crescita. Deve quindi, necessariamente, dimostrare di avere le carte in regola per avanzare tali richieste. Non possiamo pretendere ciò che non siamo in grado di assicurare.



Un  giudizio negativo dell’Europa sortirebbe danni a livello dei mercati finanziari?

E’ possibile.

E un giudizio positivo?

Possiamo anche varare le riforme migliori di questo mondo ma, se gli speculatori finanziari hanno deciso di attaccarci, lo faranno lo stesso.

Cosa è necessario, quindi, per fermare la speculazione?

La speculazione si ferma di fronte a un Paese che dimostra di essere forte e credibile. Un obiettivo che non si ottiene unicamente attraverso provvedimenti legislativi, ma anche mediante comportamenti dei singoli e dei soggetti collettivi: nella politica è necessario porre al centro l’interesse nazionale; ma anche le associazioni datoriali e sindacali, come del resto ogni cittadino, dovranno adempiere ai loro doveri di cittadinanza.

Tornado all’Europa: sarà sufficiente presentare la nuova disciplina sul mercato del lavoro per darle quelle garanzie che ci chiede?

Entro il 28, non  saranno approvate altre riforme. Ma illustrare quanto sinora è stato introdotto  sul fronte dello sviluppo non sarà indifferente. 

Al di là della scadenza europea: ieri, il Senato ha approvato la riduzione del numero dei deputati da 630 a 508 dopo che, il giorno prima, l’articolo relativo era stato accantonato grazie ad un accordo tra Pdl e Lega. Quest’ultima potrebbe concedere l’appoggio al semipresidenzialismo in cambio di alcune garanzie sul Senato federale

Si è trattato di un episodio che ha violato le regole di comportamento politico che concorrono a conferire reputazione ai partiti. Dopo l’accordo a cui si era giunti dopo lunghe trattative, e dopo aver assunto l’impegno per il quale sarebbero stati presentati emendamenti solo con l’intesa di tutte le  forze di maggioranza, il Pdl ha presentato da solo e direttamente in Aula una proposta che nulla aveva a che fare con gli impegni assunti e cerca di stringere un accordo occulto con la Lega. Non mi scandalizzo, ma non é una prova di affidabilità. A questo punto, non è più possibile fare previsioni verosimili sul futuro della riforma costituzionale e della legge elettorale.

Molti sostengono che nel momento in cui Bersani avesse accettato di correre per le primarie, inevitabilmente le risorse del Pd si sarebbero concentrare sulla competizione fino ad azzerare il dibattito sulla legge elettorale

La riforma è di competenza dei gruppi parlamentari e non vedo perché la competizione interna alla coalizione dovrebbe inficiarne il lavoro.

Lei chi voterà?

Il segretario Bersani.

 

(Paolo Nessi)