Dopo il presunto avviso di garanzia notificato a Roberto Formigoni con le accuse di corruzione e finanziamento illecito nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Maugeri, l’opposizione di centrosinistra esprime la propria indignazione e chiede a gran voce le dimissioni del governatore della Lombardia e il voto anticipato. Il Pdl fa invece quadrato attorno a Formigoni, invitandolo ad andare avanti fino a fine mandato, scommettendo sul fatto che “saprà dimostrare la sua estraneità”, mentre la Lega ci pensa su e fa sapere che si occuperà della vicenda nel corso del Consiglio federale previsto per oggi. In attesa di ulteriori risvolti, IlSussidiario.net ha contattato Renato Mannheimer, presidente dell’ISPO, l’Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione, al quale ha chiesto eventuali scenari futuri nel caso in cui in Lombardia si dovesse tornare al voto.
Mannheimer, un nuovo processo mediatico si è aperto in queste ore. Come reagiscono gli italiani?
Il processo mediatico non piace mai. Gli italiani lo seguono ma generalmente contribuisce solo a far accrescere la disaffezione nei confronti della politica. I cittadini non entrano nel merito di questa o di quella vicenda ma tendono ad allontanarsi sempre di più. Naturalmente bisogna definire con cura cosa si intende con processo mediatico però, nonostante i giornali debbano comunque riportare le notizie, è evidente che tornare troppo su una particolare vicenda non piace agli italiani. Si tratta di un equilibrio molto difficile da raggiungere.
Quanto cambierà secondo lei il consenso nei confronti di Formigoni dopo queste novità?
Abbiamo in cantiere delle ricerche a riguardo per capire e approfondire l’atteggiamento della popolazione, ma solo nei prossimi giorni sapremo dire con chiarezza a cosa porteranno questi episodi. Immagino comunque che si svilupperà un senso critico nei confronti di Formigoni e che un calo di consensi sarà inevitabile, ma preferisco prima avere i numeri davanti.
Che tipo di contraccolpi prevede invece nel Pdl?
Il Pdl ha subìto così tanti contraccolpi che ormai non cambia molto. Si trova in una situazione di grave difficoltà e non a caso sta cercando ogni strada possibile per uscirne: in questi giorni abbiamo infatti assistito alle proposte più diverse, da una formazione di tante liste civiche a una separazione degli ex An, fino a un rilancio di diverse correnti. Credo che in questo momento ci sia un dibattito così forte all’interno del Pdl che questo nuovo episodio non possa cambiare molto la situazione, già di per sé molto critica.
Lunedì si riunisce il Consiglio federale della Lega. Cosa può dirci a riguardo?
Anche la Lega sta vivendo un forte dibattito interno e francamente è difficile prevedere gli esiti del Consiglio federale. Il problema della Lega non è tanto quello di trovare le giuste alleanze, ma più che altro una nuova ragion d’essere e un nuovo spirito che permettano di trovare maggiori consensi tra i cittadini. La Lega ha in passato ottenuto molti consensi attraverso parole d’ordine molto chiare, più o meno condivisibili, e necessita dunque di rinnovare prima di tutto l’aspetto contenutistico.
L’opposizione chiede le dimissioni di Formigoni e le elezioni anticipate. Cosa potrebbe accadere se la Lombardia tornasse al voto?
In un mercato elettorale come quello attuale, così aperto e con una quota di indecisi che a livello nazionale raggiunge il 60%, è molto difficile fare previsioni. Dipenderà molto dalle campagne elettorali dei vari schieramenti e dalle proposte di contenuto che da queste emergeranno.
In caso di voto in Lombardia, quanto potrà emergere secondo lei il fenomeno Grillo?
Il movimento di Grillo è fatto di voti virtuali che possono facilmente cambiare le carte in tavola. E’ un fenomeno improvviso e imprevedibile di protesta che può anche spingere gli altri schieramenti politici a presentare diverse proposte concrete e attraenti. Se però la politica tradizionale continua a scontrarsi sulle piccole cose e sugli equilibri di partito senza mai parlare di contenuti, verrà inevitabilmente travolta. In caso contrario ha invece grandi possibilità ed è una scommessa che coinvolge tutti, anche il Pdl.
Quali potrebbero essere le variabili fondamentali?
Come ho detto, la campagna elettorale, ma anche i personaggi che verranno proposti come leader, potranno fare la differenza. Bisogna quindi vedere chi si candiderà e cosa proporranno i diversi partiti, tutti fattori che ancora non è possibile sapere.
Cosa può dirci invece del Movimento 5 Stelle?
Che sul piano virtuale ha superato il 20% ed è la classica espressione della protesta e insoddisfazione dei cittadini nei confronti della carenza di proposte di tutte le forze politiche tradizionali. Certo non è possibile prevedere se l’avanzata del M5S sarà costante o meno. Come dice Grillo, dipenderà dagli altri: se si continua a non proporre niente di concreto allora Grillo ha solo vantaggi, se viceversa si assisterà a una innovazione delle forze politiche tradizionali, allora le adesioni per Grillo, che attualmente rappresenta più un voto di protesta che di proposta, possono anche scemare.
Che tipo di riflesso potrebbero invece avere i risultati di eventuali amministrative in Lombardia a livello nazionale?
Certamente enormi. La Lombardia è una delle regioni più importanti d’Italia dove gli equilibri politici sono il faro anche di quelli a livello nazionale, per cui potrebbero avere un effetto ancora maggiore delle ultime amministrative.
(Claudio Perlini)