Magari qualcuno può pensare che davvero le ideologie siano morte. La nonchalance con la quale Pierferdinando Casini ha ipotizzato, sulle pagine de Il Corriere della Sera, un’asse tra i progressisti e i moderati, lascerebbe intendere che ex democristiani ed ex comunisti possano finalmente lavorare insieme per il bene della collettività. Poi, c’è l’ipotesi opposta. Che, a dire il vero, sembra la più credibile: non c’è bisogno di chissà quale spinta ideale per trovare un accordo che convenga alle parti. E che di nuovo non ha nulla. Anzi, si direbbe la riedizione di un classico da Prima Repubblica. Il commento di Paolo Franchi.
Dopo Bersani, anche Casini afferma che Berlusconi potrebbe staccare la spina al governo e che il rischio di elezioni anticipate a ottobre esiste. Non è che a questo punto, più che paventarlo, lo auspichino?
Che addirittura lo auspichino mi sembra un po’troppo. E’ molto probabile, invece, che l’ipotesi sia tenuta in seria considerazione e che stiano tentando di evitare di esserne presi in contropiede, accelerando un processo che, altrimenti, avrebbero richiesto più tempo.
Se si andasse votare a breve, l’asse Pd-Udc risulterebbe vincente?
Premettiamo che qualunque ragionamento ha valore esclusivamente nel brevissimo termine. Da qui al voto, lo scenario a livello nazionale e internazionale potrebbe essersi radicalmente evoluto. Non sono esclusi, per intenderci, risvolti drammatici sul fronte economico, politico o in termini di tenuta sociale e di ordine pubblico, ove il conflitto potrebbe deflagrare. Siamo seduti sullo orlo di un cratere che potrebbe esplodere da un momento all’altro.
Posto, invece, che la situazione non subisca particolari cambiamenti?
Allora, in tal caso, credo che una coalizione così composta potrebbe vincere.
Con il Pdl ormai non ci sono più i margini per una trattativa?
Casini sarebbe anche stato disponibile ad un’operazione con Alfano e con un Pdl moderato. Ma ha sempre affermato che finché Berlusconi avesse continuato a distribuire le carte all’interno del proprio partito, l’alleanza non sarebbe stata possibile.
E’ ancora Berlusconi a tirare le fila?
Mi sembra evidente. Se stiamo ragionando sul voto anticipato è perché, a far saltare il banco e staccare la spina al governo, potrebbe essere non tanto il Pdl, quando Berlusconi.
Perché, in ogni caso, con Berlusconi no ma con Bersani sì?
Berlusconi, in campagna elettorale, punterebbe sugli attacchi all’euro, all’Europa e a Merkel. Le differenze con Casini risulterebbero insanabili.
Più insanabili del fatto che i principi cattolici cui si richiama espressamente l’Udc appaiano del tutto inconciliabili con le posizioni progressiste sui temi etici?
Non mi pare un problema insormontabile. Si tratta di una questione risolvile in sede di governo. Le ricordo che la Dc governava con i socialisti e i repubblicani. Erano apertamente laici, e sostenevano l’aborto e il divorzio. Questo non impedì una forma di governo. Non diventarono clericali i socialisti e non diventeranno laicisti i democristiani. Del resto, naufragata l’idea di un più vasto schieramento neomoderato e centrista con forze di vario genere – tra cui Montezemolo – se questo fosse il punto fondamentale, Casini sarebbe destinato a rimanere da solo fino alla fine dei suoi giorni.
In seno al Pd, invece, l’alleanza potrebbe creare qualche problema?
Parte del suo elettorato, quello più a sinistra, potrebbe storcere il naso di fronte ad un patto con l’Udc; potrebbe essere interpretato come un’operazione in stile Prima Repubblica. Questo rischierebbe di far defluire parte dei consensi verso quei partiti che raccolgono voti nel bacino della cosiddetta antipolitica. Grillo ma, a questo punto, anche Di Pietro.
Di Pietro e Casini potrebbero coabitare nella medesima coalizione?
Non credo. Del resto, l’Idv, ormai, ha assunto un orientamento tale su questioni quali l’appoggio al governo Monti o il rispetto del capo dello Stato da rendere impossibile la sua coabitazione persino con il Pd
E Vendola e Casini?
Anche laddove il leader dell’Udc ponesse un veto alla presenza di Sel nella coalizione, dobbiamo pur sempre ricordare che il suo partito non porta mica il 30% di voti in dote a Bersani; che, dal canto suo, sa benissimo che una coalizione senza Sel si priverebbe di tutti i voti dell’elettorato più di sinistra. Un elettorato che, d’altro canto, non può certo dirsi massimalista o estremista. Ha pur sempre espresso sindaci come quello di Milano, di Genova o di Taranto. Penso, quindi, che in sede di accordo le differenza, in questo caso, siano conciliabili.
(Paolo Nessi)