La situazione è arrivata a un punto tale che è difficile seguire persino le mosse della politica italiana. Ogni giorno si possono cogliere novità che vengono annunciate da leader politici italiani, ma il loro peso però è marginale, quasi un epifenomeno rispetto al fatto fondamentale, quello del vertice europeo in cui si deciderà veramente se salvare l’euro e con lui la Comunità europea. E quindi si deciderà se i paesi della Comunità, Italia in primis, potranno reggere all’urto e al vento dei mercati nei prossimi mesi. Non si tratta di quadri apocalittici, ma delle battute finali di una vicenda politica internazionale, all’ombra della grande crisi economica e finanziaria che si sta trascinando da mesi. Stefano Folli, grande analista politico, editorialista de Il Sole 24 Ore, cerca di scivolare via sulle domande relative alla politica italiana. Non perché non le voglia registrare come fatti politici rilevanti, ma perché al momento passano in subordine rispetto al fatto principale: «Per carità, ho visto il passaggio tra Udc e Pd, tra Pier Ferdinando Casini e Pier Luigi Bersani. Sto seguendo quello che sta facendo Silvio Berlusconi, in quello che io chiamo spesso lo psicodramma che sta attraversando il centrodestra. Ma credo che tutto questo sia al momento ininfluente rispetto al futuro dell’Italia. Il problema è la situazione in Europa e i fatti italiani, rispetto a questa situazione europea, sono diventati marginali».



Si è parlato persino di un rimpasto di governo

Se ne parla ogni tanto, ma non credo che avvenga e non riesco a comprendere che importanza possa avere in questo momento. Il vero problema è la trattativa con l’Europa, cioè con la Germania. È vedere quello che si riesce a ottenere, forse facendo comprendere che una simile situazione può ritorcersi un giorno non lontano contro la stessa Germania.



Vediamo allora in breve sintesi che cosa può succedere durante il vertice.

Mario Monti va a Bruxelles e negozia senza risparmio. Cerca di mantenere in piedi l’area dell’euro, cerca di ottenere almeno una volontà politica comune. Poi sui meccanismi di questa volontà politica si possono trovare una serie di condizioni. Se ci riesce, a quel punto io credo che l’Italia resti in un’area ancora protetta, dove ci sono punti di riferimento, dove non si viene investiti dall’andamento dei mercati. Altrimenti…

Altrimenti?

Altrimenti si innesca una fase di destabilizzazione oggettiva. Si apre una fase completamente nuova su cui nessuno ha una chiave di interpretazione. È persino inutile a quel punto stabilire se il Governo possa andare in crisi, se si vada verso nuove elezioni, se non si arriva al decorso naturale di fine legislatura. Si apre una fase del tutto nuovo di destabilizzazione imprevedibile, dove i mercati possono anche determinare la stabilità futura dell’Italia. Ho parlato personalmente con degli investitori stranieri e la domanda che mi hanno posto è questa: l’Italia vuole essere un Paese stabile o no?



 

Il governo dei tecnici non gode più della popolarità di qualche mese fa. La sensazione è che resti in piedi per il “terrore” che hanno le forze politiche di un eventuale “dopo Monti”.

 

Tutto questo ormai è sotto gli occhi di tutti. Si possono contare errori, incertezze, tutto quello che vogliamo. Ma il problema al momento non è più questo. Il problema al momento è cercare di salvare il salvabile della stabilità del Paese. Il problema è il futuro dell’Italia.

 

Tutto quello che si dice sul vertice è spesso dispersivo e probabilmente nasconde ancora i veri termini della trattativa.

 

È probabilmente così. Sugli eurobonds non c’è speranza di strappare un sì alla Germania, alla Merkel e al suo ministro delle Finanze. È problematico vedere anche il funzionamento del Fondo Salva Stati oppure la “bozza” di possibilità di correzione dei bilanci dei singoli Stati. Il nodo della questione è la volontà politica che poi si può colmare con una serie di ragionevoli trattative, di qualsiasi tipo. Senza questo l’Italia, per la situazione europea, va verso una destabilizzazione che non si sa dove può portare.

 

(Gianluigi Da Rold)