Si apre oggi il Congresso federale che dovrà decidere il futuro della Lega Nord. Di qui a domenica, sarà eletto il nuovo segretario che subentrerà a Umberto Bossi dopo le sue dimissioni. Roberto Maroni, suo successore in pectore, ha sottolineato: “I due slogan saranno ‘Per l’Europa dei Popoli’ e ‘Prima il Nord’. Sono queste le due parole d’ordine della strategia del Carroccio del dopo-Bossi”. Ilsussidiario.net ha intervistato Luigi Moncalvo, ex direttore de La Padania, per chiedergli di commentare l’evento politico che dovrebbe decidere il futuro dei Lumbard.
Che cosa succederà nel congresso che si apre oggi?
Non succederà nulla e sarà l’inizio della fine della Lega nord. Le ipotesi precongressuali erano tre: o Bossi veniva fatto fuori, ma non sarà così, o Maroni non vinceva, ma non sarà così poiché vincerà, o si finirà con un compromesso tra Maroni e Bossi. Alla fine si sceglierà una soluzione democristiana tanto cara al cuore di Maroni, che avrà come conseguenza quella di fare declinare irreversibilmente la Lega oltre il punto basso cui è già arrivata.
Secondo lei Bossi non andava salvato?
Fare fuori Bossi è nella logica delle cose perché con quello che è avvenuto, solo un minus habens può pensare che l’Umberto non fosse informato di quanto avveniva. Il Senatur nelle ultime settimane ha fatto di tutto per accettare qualunque compromesso e la clausola numero uno era che non toccassero né lui né la famiglia, rivelandosi quindi come uno che pensa innanzitutto a se stesso anziché al destino del partito.
Che cosa avrebbe dovuto fare Maroni?
Maroni doveva avere il coraggio per fare veramente piazza pulita, ma non c’è riuscito. Come del resto non ha avuto il coraggio di prendere una serie di altre decisioni, per esempio partecipare alla votazione per l’arresto di Lusi o giocare un ruolo da protagonista nelle riforme. Tra qualche mese grazie a questo compromesso tornerà sulla breccia Rosi Mauro, che tutte le sere è segnalata a casa di Bossi a dare consigli o a tessere trame contro questo o quello. Ormai la Lega è il partito non più a favore di qualcosa, ma contro qualcuno, in cui i regolamenti di conti continueranno per mesi o anni. Bossi è di fatto la Corte Suprema di Cassazione, cui spetta il compito di decidere se espellere o no i militanti con almeno 20 anni di iscrizione. E questo fa capire a che punto siamo arrivati.
E’ davvero pensabile e immaginabile una Lega senza Bossi?
Non è immaginabile, però ci sono alcuni segnali molto concreti e visibili che fanno capire che Maroni vuole sbarazzarsi di Bossi ma non ne ha la forza. Il futuro segretario ha proposto di cancellare Pontida, perché la Lega di Maroni non vuole più queste coreografie di camicie verdi, gente con i forconi, l’elmo e le corna. Pontida si terrà quindi in settembre, in una data tale da rendere inutile quello che succedeva gli anni scorsi e cioè la manifestazione di Venezia e l’ampolla del Po. E’ un chiaro segno del fatto che vogliono disfarsi anche di questi simboli.
Secondo alcuni quella di Maroni sarà una Lega catalana, non più fedele a Berlusconi ma in grado di tessere delle alleanze variabili …
Se fanno dei paragoni con i catalani, da Barcellona partirà qualche denuncia per appropriazione indebita e usurpazione di titolo. Quelli catalani sono partiti federalisti seri, con una loro lingua, una loro politica, un loro Parlamento, e soprattutto con delle battaglie vere e coerenti, e non per delle poltrone di sottogoverno o degli incarichi nell’ufficio stampa della Regione Lombardia.
Che cosa intende dire?
Sarebbe bello fare un’inchiesta per vedere quanti leghisti sono finiti nell’ufficio stampa della Regione, soprattutto in questi passaggi di presidenti da Boni a Gibelli. Per quanto riguarda il partito catalano, credo che non si debba assolutamente confondere il barolo, cioè il partito catalano, e l’aceto, cioè la Lega di oggi.
Qual è il bilancio della Lega nord 20 anni dopo?
Nullo. Se guardiamo a ciò che ha portato a casa per le sue genti, per il popolo del Nord, per le partite Iva, vediamo che non ne è venuto nulla. Tutto ciò che ha prodotto è stato l’aumento delle tasse. Oggi Roma è ancora più padrona di prima e ci sono ancora più scandali con al centro dei leghisti. In definitiva, è un fallimento politico di dimensioni colossali.
(Pietro Vernizzi)