“Questo bipolarismo ha fallito, ne sono convinti anche i suoi più accaniti sostenitori di un tempo. In vista del 2013 il Pd dovrebbe impegnarsi per costruire la coalizione più larga possibile con tutte le forze politiche che si sono riconosciute nel governo Monti”, incluso quindi anche il Popolo della Libertà”. A sostenerlo è il senatore Marco Follini, portavoce del Partito democratico, che per le elezioni del 2013 prefigura una grande coalizione in grado di unire i moderati del centrosinistra e del centrodestra. Follini apre anche sul semipresidenzialismo proposto da Berlusconi: “E’ l’unica via d’uscita oggi a disposizione del sistema politico e l’unico punto sul quale si può trovare un’intesa tra parti diverse”.



Il Pd alle prossime elezioni si alleerà con Vendola e Di Pietro?

Non credo in un’alleanza tutta a sinistra. Tra l’altro, se conosco un po’ l’anima di questo Paese sarebbe una proposta nettamente minoritaria.

In che senso?

Il cosiddetto palco di Vasto (cioè l’alleanza Bersani, Vendola e Di Pietro, Ndr) non raccoglie certo il consenso della maggioranza degli italiani. Se la linea è, come dice Bersani e io condivido, un ragionamento comune tra riformisti e moderati, questo ci porta a progettarein una logica diversa.



Insieme a chi andrà quindi il Pd?

Noi usciamo da un’esperienza di governo cui abbiamo garantito i nostri voti e il nostro apporto in Parlamento e nel Paese. Dobbiamo compiere una scelta che sia coerente con questo tipo di coalizione. Questo esclude alleanze con forze che abbiano fatto opposizione al governo e dovrebbe impegnarci a costruire la coalizione più larga possibile nel nome delle politiche che rafforzano il nostro legame con l’Europa, con tutti quei partiti che si sono riconosciuti in questo governo.

Lei crede in una coalizione Pd/Pdl?

Tutte le sigle di partito in questo momento sono in dubbio sulla loro capacità di raccogliere consensi e quindi non mi interessa sommare sigle di partito. Il Pd deve fare appello a quanti hanno sostenuto lealmente il governo Monti per vedere se e come sia possibile proiettare una linea di continuità con quell’esperienza nella nuova legislatura.



L’attuale maggioranza non è quindi un’esperienza provvisoria in una situazione di emergenza?

No. Naturalmente poi occorre essere coerenti con i ragionamenti che si sono fatti. Quando vedo Berlusconi che evoca, sia pure per smentirla subito dopo, l’idea di stampare moneta a dispetto dell’euro, trovo che sia una posizione sostanzialmente incompatibile con il sostegno a questo governo. Con quelle dichiarazioni Berlusconi si è posto al di fuori del perimetro che io mi sto sforzando di indicare.

 

Il semipresidenzialismo rientra invece in questo perimetro?

 

E’ una scelta che appartiene al Parlamento. Personalmente io tifo per la proporzionale, ma riconosco che forse il semipresidenzialismo è l’unica via d’uscita a disposizione del sistema politico e l’unico punto sul quale si può trovare un’intesa tra parti diverse. E se è così, allora dico “Andiamo a vedere le carte”, cioè proviamoci.

 

Si può uscire dal bipolarismo per costruire qualcosa di diverso?

 

Questo bipolarismo non ha funzionato e ormai ne sono convinti anche i suoi più accaniti tifosi di una volta. Oggi per affrontare l’emergenza economica e le grandi questioni che ci pone l’agenda Ue serve un consenso più largo. Poi più avanti si riprenderà il gioco dell’alternanza, ma oggi occorre trovare delle formule di convergenza e di coesione.

 

Che cosa ne pensa della lista Saviano?

 

Sono abituato a giudicare i movimenti politici quando sono nero su bianco. Quando ci sono quindi un progetto, un programma, delle idee messe in chiaro e delle responsabilità assunte in prima persona. Faccio fatica a compiere un ragionamento virtuale su una lista che ancora non c’è.

 

Secondo Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, occorre andare a votare a ottobre perché questo governo non riuscirà a fare le riforme. E’ d’accordo con lui?

 

Sono assolutamente in disaccordo. Dobbiamo scommettere sulla virtù e sulla capacità di questo governo, e non si spiega il nostro sostegno parlamentare al di fuori di questa opinione.

 

Il Pd dovrebbe fare un’offerta precisa a Casini e Montezemolo?

 

Il punto non è fare un’offerta come se fossimo al mercato, ma organizzarsi intorno a una proposta. Quindi una maggioranza larga, tendenzialmente di grande coalizione, con un obiettivo europeo e in una linea di continuità con il governo che abbiamo sostenuto. Questa secondo me è la proposta che il Pd deve avanzare, dopo di che chi ci sta ci sta: gli altri gruppi politici, quelli vecchi e quelli nuovi, si dovranno assumersi le loro responsabilità.

 

(Pietro Vernizzi)