«La direzione è sbagliata»scrivevano ieri Alberto Alesina e Francesco Giavazzi tirando le orecchie a Mario Monti nell’editoriale del Corriere della Sera. Il Professore è stato «bocciato in Economia», la «ricetta delle tasse è fallita» replicavano i giornali di centrodestra. D’altra parte, al premier i conti non tornano: mancano all’appello 3,5 miliardi di euro.
«È tutto vero, ma i giornali rischiano di commettere un altro grave errore – spiega a IlSussidiario.net Gianni Riotta, editorialista de La Stampa e già direttore de Il Sole 24 Ore –. Prima si sono illusi che la “ricetta Monti” fosse come prendere la tachipirina quando si ha la febbre. Oggi rischiano di far montare la delusione.
Questo però è un Paese che non cresce e non innova la sua struttura industriale da un quarto di secolo e non riforma la scuola da 40 anni. Il nostro sistema economico non funziona più: la scala mobile sociale è bloccata, la meritocrazia anche, e due terzi delle aziende non hanno un piede nel mercato globale. Pensare che un governo tecnico potesse risolvere i problemi in sei mesi era semplicemente assurdo».



Se il governo fa fatica e i giornali sbagliano, la politica non dà l’idea di saper fare di meglio. 

Credo che i partiti siano completamente senza strategia. Basta guardare cos’è successo riguardo alla nomine dei garanti per l’authority sulla privacy e dei membri dell’autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom ndr). Credere che si potessero scegliere in rete è un’ingenuità, ma tra questa ipotesi e la lottizzazione probabilmente una via di mezzo c’era. In questo modo fanno soltanto campagna elettorale per Beppe Grillo.



Nel Pdl nel frattempo si discute su come rinnovare il partito. Quale prospettiva la convince di più?

C’è un vuoto di direzione evidente, non credo che il Popolo della Libertà sopravviverà nelle stesse forme che conosciamo oggi. In questi anni molte personalità politiche si sono alternate al suo interno, ma il Pdl è rimasta una creatura a immagine di Silvio Berlusconi. Credo che ci sia da aspettarsi rassemblement diversi. Quello che però la sinistra e i grillini non capiscono è che il Pdl può anche sciogliersi, ma il suo blocco sociale rimarrà e bisognerà tenerne conto.

Nel Pd si fanno avanti invece quelli che sperano in un voto anticipato.



La posizione di Fassina a mio avviso non va sottovalutata. Non credo che sia un gioco delle parti tra lui e Bersani, come hanno scritto alcuni illustri colleghi. Secondo me esiste invece una parte importante del Partito Democratico che guarda alle elezioni anticipate come una strada da percorrere per tenere bassa l’influenza di Grillo e assicurarsi la vittoria. Detto questo, credo che il segretario del Pd sia sincero e sosterrà Monti fino al 2013.

Ma ha ragione Fassina quando dice che i risultati delle amministrative ci hanno consegnato lo stallo del Parlamento e della maggioranza, con il rischio che non si portino a termine le riforme necessarie?

Il rischio c’è, ma non possiamo certo permetterci di galleggiare fino all’anno prossimo. A mio avviso i maître à penser della politica italiana, da Berlusconi a Casini, da D’Alema a Maroni dovranno trovare un accordo davanti a Napolitano per decidere alcuni obiettivi fondamentali da raggiungere nei prossimi mesi.

Quali sono secondo lei le priorità?

Vede, lo scenario è talmente complesso che i dieci maggiori economisti del mondo propongono dieci ricette opposte per uscire dalla crisi. E questo avviene mentre i media italiani si battono per proporre la propria soluzione, come se si potesse ridurre tutto a uno scontro tra chi vuole il rigore e chi la crescita. In realtà sono come l’acceleratore e il freno di un automobile. Servono entrambe, ma non è così semplice. Servirebbe un dibattito di più ampio respiro, come avevo provato a fare al Sole 24 Ore. 
Nel frattempo la politica dovrebbe identificare delle misure da adottare subito. Ne propongo alcune: dare respiro alle aziende, un piano per i giovani che incoraggi la creazione di start up e lo sblocco dell’ascensore sociale che premi percorsi d’eccellenza. Un giovane povero deve poter frequentare un’università d’élite e diventare un benestante. 

Serve perciò uno scatto d’orgoglio della classe politica?

Lasciamo perdere l’orgoglio, basterebbe il buon senso. O la politica dà un minimo segno di risveglio oppure dobbiamo aspettarci di vedere Grillo al 30%, Gerry Scotti alla guida del Pdl e Mentana, che da ragazzo era il segretario dei giovani socialisti, a leader del “Partito dei Giovani”. Ovviamente non è questa la strada…

(Carlo Melato)